Andare in pensione diventa più difficile, questo il sentore che tutti hanno dopo il varo della legge di Bilancio. Se quanto inserito nel testo della manovra non avrà correttivi durante l’iter di approvazione della legge, effettivamente sembra che tutto sia peggiorato rispetto al 2023. Invalidi, disoccupati e caregivers infatti nel 2024 necessiteranno di 36 anni di contributi per la pensione sostitutiva della vecchia Ape sociale e non più 30 anni. E per le donne, il passaggio da opzione donna al nuovo fondo unico pensioni 2024 non è meno indolore. Infatti l’età schizza a 63 anni rispetto alle soglie di prima che vedevano possibilità di pensionamento anche a 58 anni. Ma proprio sulle donne oggi produciamo una attenta analisi per capire bene cosa davvero è cambiato.
Donne in pensione nel 2024, ecco le vie di uscita anticipate
Nel 2024 nasce quindi il fondo unico per le pensioni. A 63 anni si potrà lasciare il lavoro ma con requisiti diversi in base al genere, al lavoro svolto, alle condizioni fisiche, lavorative e familiari dei beneficiari. Così a 63 anni le donne potranno lasciare il lavoro con 35 anni di contributi, i caregivers, gli invalidi, i disoccupati e chi svolge un lavoro gravoso con 36 anni di contributi e gli altri con 41 anni. Per le donne un trattamento agevolato. Ma se nella nuova misura confluirà il meccanismo di opzione donna, ecco che per loro dovrebbe valere la regola del ricalcolo contributivo. Con penalizzazioni delle pensioni evidenti, anche se meno forti rispetto ad opzione donna. Perché l’età di uscita è a 63 anni e come tutti sanno le regole di calcolo e dei coefficienti, sono più favorevoli a chi esce più in tarda età.
Il nuovo fondo pensioni 2024 alle donne conviene o no?
Per le donne quindi si arriverà al classico bivio. Scegliere l’uscita a 63 anni o proseguire l’attività per evitare il taglio dell’assegno. Questo a meno che nella fase di approvazione della manovra, non si decida di eliminare il calcolo contributivo della prestazione. Una cosa che noi consideriamo difficile dal verificarsi. Anche per le donne quindi, l’alternativa diventerebbe la seconda misura del fono unico pensioni 2024, cioè quella destinata all’ex platea dell’Ape sociale. Soprattutto se non verranno imposte penalizzazioni alla misura. Perché a quel punto una donna, se alternativamente è invalida, caregivers, disoccupata o se svolge un lavoro gravoso, può evitare l’uscita con 35 anni di contributi, aspettare un anno e uscire con 36 anni. Evitando tagli. Infine ci sarebbe la via della quota 104. Una misura che sempre a 63 anni prevede la pensione a fronte di 41 anni di contributi versati. Ma in questo caso le donne hanno poca convenienza. Perché con 10 mesi di lavoro in più si rientra nella pensione anticipata ordinaria (bastano 41,10 anni di contributi, ndr).