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Due modi per smettere di lavorare a 65 anni e accedere alla pensione di vecchiaia

Ci sono due modi distinti per smettere di lavorare a 65 anni, attendere di compiere i 67 percependo un’indennità mensile e avendo contribuzione figurativa.

Per i lavoratori che hanno superato i 60 anni, in molti casi, continuare a lavorare diventa molto più pesante. Non tutti sanno che invece di attendere i 67 anni si può smettere di lavorare a 65 anni per andare in pensione.

Ci sono due modi che permettono di mettersi a riposo due anni prima, percependo ancora lo stipendio, per attendere di compiere i 67 anni per avere diritto alla pensione di vecchiaia. La cosa bella è che in entrambi i casi i due anni di riposo sono coperti anche da contribuzione figurativa.

A riposo due anni prima di andare in pensione

Uno dei due modi è riservato ai caregiver, coloro che assistono un familiare con handicap grave ai sensi della Legge 104, articolo 3, comma 3. In questo caso al lavoratore caregiver spetta un congedo retribuito di una durata massima di 24 mesi, periodo durante il quale non solo gli saranno riconosciuti i contributi figurativi, ma riceverà anche un’indennità pari all’ultimo stipendio.

Per richiedere il congedo straordinario retribuito, ovviamente, è necessario avere un familiare con handicap grave ai sensi della Legge 104 che sia convivente. In questo modo, se non si è mai richiesto prima il beneficio, si potrà richiedere il congedo a 65 anni e attendere i 67 anni ricevendo l’indennità mensile (pari all’ultimo stipendio) e accumulando anche contributi figurativi. Ai fini della pensione di vecchiaia, quindi, è come se si continuasse a lavorare fino al compimento dei 67 anni.

Smettere di lavorare a 65 anni e aspettare la pensione

Un altro modo per smettere di lavorare due anni prima è rappresentato dalla Naspi, l’indennità di disoccupazione riconosciuta ai lavoratori dipendenti de settore privato e ai lavoratori a tempo determinato del pubblico impiego.

La Naspi spetta per un periodo massimo di 24 mesi e, in ogni caso, per la metà delle settimane di contributi versati nei precedenti 4 anni. Per chi, quindi, nell’ultimo quadriennio ha sempre lavorato saranno riconosciuti, appunto, due anni di Naspi. Se si viene licenziati a 65 anni, di conseguenza, si arriverà ai 67 anni percependo l’indennità di disoccupazione.

Anche in questo caso l’intero periodo è coperto da contribuzione figurativa, ma a differenza di quello che accade con il congedo straordinario (l’indennità è pari all’ultimo stipendio) l’indennità di disoccupazione ha un importo limite fissato che non supera mai i 1.550,42 euro al mese (e in ogni caso è calcolata in percentuale sullo stipendio percepito). Inoltre la Naspi prevede anche un meccanismo di decalage che porta l’indennità mensile a scendere del 3% al mese a partire dall’ottavo mese di fruizione (solo per gli over 60, per tutti gli altri scatta a partire dal sesto mese).