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Ecco chi deve andare in pensione entro il 31 dicembre 2024 per non perdere soldi

Rimandare la pensione al 2025 significa applicare al calcolo dell’assegno coefficienti di trasformazione di cui non si conosce ancora la percentuale.

Per chi ha raggiunto i requisiti di pensionamento e sta pensando di rimanda la pensione al prossimo anno, si potrebbe trattare di una scommessa. Si può vincere o si può perdere.

A gennaio 2025, infatti, cambiano i coefficienti di trasformazione, e già questa potrebbe essere un’incertezza sull’importo dell’assegno che si verrà a percepire. Ma potrebbero intervenire anche cambiamenti strutturali nel calcolo della pensione che potrebbero portare a ricevere un assegno più basso.

La cristallizzazione del requisito resta

Per chi si preoccupa dell’eventuale ricalcolo contributivo applicato a misure che oggi non lo prevedono il rischio non si corre. Per chi ha raggiunto i requisiti di pensionamento nel 2024 qualsiasi intervento si applica nel 2025 (anche un eventuale ricalcolo contributivo) non ha effetto retroattivo sulle pensioni cristallizzate.

Ma i coefficienti di trasformazione hanno effetto anche sulle pensioni cristallizzate. IL coefficiente di trasformazione, infatti, si applica sull’età (anni e mesi) che si ha quando si accede alla pensione, e se, eventualmente, si rimanda una pensione dal 2024 al 2025, il coefficiente è applicato al momento della decorrenza della pensione.

Proprio per questo se si va in pensione nel 2025 si dovranno applicare i coefficienti di trasformazione in vigore per il biennio 2025/2026 di cui ancora non si conoscono le percentuali (che saranno rese note entro fine anno).

Leggi anche: Pensione e coefficienti di trasformazione : cosa sono, a cosa servono e come incidono

Andare in pensione nel 2024 o nel 2025?

Quello che si deve tenere presente nella scelta di quando andare in pensione, è che se si dovesse scegliere di attuare la pensione strutturale da 64 a 72 anni prevista dal CNEL, il problema potrebbe essere rappresentato dal fatto che si dovrebbe per forza mettere mano ai coefficienti di trasformazione, al di là del loro aggiornamento biennale.

Attualmente, infatti, i coefficienti di trasformazione vanno dai 57 ai 71 anni. Prevedendo un pensionamento fino a 72 anni bisognerebbe per forza prevedere il coefficiente di trasformazione per questa età. Ma siamo certi che non si interverrà anche sugli altri, visto che si parla di penalizzazioni per chi accede alla pensione prima dei 67 anni in questo caso?

Va considerato che con il sistema contributivo le penalizzazioni nell’andare in pensione prima ci sono già: i coefficienti di trasformazione, infatti, si abbassano al diminuire dell’età e una pensione liquidata a 62 anni, ad esempio, ha un importo minore rispetto a uno liquidata a 67, anche in presenza degli stessi contributi versati. Questo perché il coefficiente di trasformazione applicato a 62 anni è meno conveniente di quello applicato a 67 anni.

E se per rendere strutturale la penalizzazione si intervenissi sui coefficienti di trasformazione irrigidendoli per chi va in pensione prima? Questo è un dubbio che si potrà sciogliere solo entro fine anno. Il consiglio per chi ha raggiunto i requisiti di pensionamento nel 2024, quindi, è quello di tenere d’occhio il decreto che comunicherà, probabilmente a dicembre, i nuovi coefficienti di trasformazione per valutare se richiedere una pensione con decorrenza 2024 o 2025.