L’ADI, acronimo di Assegno di Inclusione è la misura che insieme al Supporto Formazione e Lavoro ha preso il posto del Reddito di Cittadinanza. Parliamo quindi di sussidi contro la povertà e quindi di interesse molto vasto visto lo stato di salute precaria delle finanze di molte famiglie italiane. Il passaggio dal Reddito di Cittadinanza all’Assegno di Inclusione è coinciso con un peggioramento delle condizioni utili a godere del beneficio. Anche perché la platea degli aventi diritto è stata ridotta considerevolmente perché alcuni ex beneficiari di questo sussidio sono stati spostati come perimetro verso il Supporto Formazione e Lavoro. Tante famiglie già beneficiarie del Reddito di Cittadinanza quest’anno non hanno presentato domanda di Assegno di Inclusione perché ritenevano di non avere più diritto ad un aiuto. Ma come vedremo adesso, non è propriamente così. E c’è la possibilità, adesso, di rientrare nel sussidio.
Ecco come chiedere subito l’Assegno di Inclusione anche se credevi di non averne diritto
Per avere diritto all’ADI come per il SFL o prima il RDC è necessario dotarsi di un ISEE in corso di validità. Bisogna aver presentato la DSU all’INPS ed aver ottenuto l’ISEE. Quello di quest’anno si riferisce a redditi e patrimoni dell’intero nucleo familiare richiedente dell’anno 2022. L’ISEE del 2023, con cui i contribuenti hanno potuto chiedere il Reddito di Cittadinanza, invece si riferiva a redditi e patrimoni del 2021. Da un anno all’altro molto cambia e quindi molti ex beneficiari del RDC su ISEE 2023 si trovano esclusi dall’ADI su ISEE 2024. Basti pensare a chi nel 2021 era privo di redditi o patrimoni che invece nel 2022 c’erano. Ma c’è anche chi negli ultimi mesi ha subito il duro colpo di aver perso il lavoro e quindi di trovarsi senza i redditi che lo rendevano autonomo precedentemente. Nuovi poveri quindi, che però, per condizioni economico-patrimoniali del 2022, ad inizio anno si trovavano fuori dal perimetro di aiuto previsto dall’ADI.
ISEE ordinario troppo alto, ecco cosa si può fare con l’ISEE corrente
Oggi le famiglie possono andare a chiedere all’INPS un nuovo ISEE. Chi ad inizio anno ha già ottenuto l’ISEE ordinario, se ha subito quelle variazioni economico-patrimoniali prima citate, può richiedere l’ISEE corrente. Chi invece nel 2024 non ha ancora chiesto l’ISEE, può, sempre facendo riferimento ai redditi ed ai patrimoni del 2022, chiedere l’ISEE ordinario. Ed una volta ottenuto, può richiedere l’ISEE corrente lo stesso giorno. Ma perché va richiesto l’ISEE corrente? Il motivo è semplice. Si tratta della versione dell’ISEE più attuale, nel senso che guarda alle condizioni finanziarie di un nucleo familiare, degli ultimi mesi e non di due anni fa. In questo modo, chi per esempio ad inizio anno aveva un ISEE troppo alto e fuori perimetro per l’ADI, oppure chi non ha presentato la DSU perché riteneva di superare le soglie, con l’ISEE corrente può risolvere. Diventando beneficiario dell’ADI, una cosa che fino ad oggi non era possibile. Dal momento che siamo a giugno, con l’ISEE corrente i richiedenti l’ADI possono beneficiare del sussidio fino a fine anno. Infatti a differenza dell’ISEE ordinario quello corrente scade dopo 6 mesi. Con l’ISEE corrente 2024 quindi, alcune famiglie potrebbero beneficiare dei primi 6 mesi di Assegno di Inclusione. A gennaio 2025 poi, sarà il momento di presentare la nuova DSU, stavolta per i redditi ed i patrimoni del 2023, e ripetere quindi la procedura nei casi previsti.