Superare la riforma Fornero perché i requisiti pensionistici imposti da questa normativa sono particolarmente pesanti è l’obbiettivo del governo e l’aspirazione di ogni lavoratore. ma siamo sicuri che la riforma Fornero con le sue regole sia il male assoluto? Perché ad approfondire le varie misure pensionistiche in vigore oggi e che rischiano di diventare le uniche fruibili nel 2024, senza ritocchi da parte del governo, qualcosa di diverso potrebbe anche essere sottolineato.
Per qualche lavoratore (e non sono pochi), la riforma delle pensioni di Elsa Fornero, varata nel 2012 in un periodi di grave crisi economica dell’Italia, con lo Spread molto alto, può produrre vantaggi in termini di pensionamento favorendo la sua uscita dal mondo del lavoro. Sottolineare come a volte la legge Fornero produca vantaggi, per qualcuno può suonare strano, ma come vedremo, non è una cosa campata in aria.
Sistema contributivo e sistema retributivo, ecco come cambiano le regole
Le modifiche più importanti del sistema previdenziale negli ultimi 25 anni sono state quelle apportate dalla riforma Fornero e ancora prima dalla riforma Dini. Con la riforma Dini ci fu il passaggio al sistema contributivo e con la riforma Fornero la cancellazione delle pensioni di anzianità con ingresso delle pensioni anticipate.
La riforma Fornero ha però anche rimarcato maggiormente le differenze tra sistema contributivo e sistema retributivo. E se si escludono le regole di calcolo delle pensioni, che con il sistema contributivo sono meno vantaggiose rispetto al sistema retributivo, in molti casi il contributivo avvantaggia qualche lavoratore.
Come la legge Fornero permette di anticipare la pensione e molti nemmeno lo sanno
Andare in pensione nel 2023 a 64 anni è possibile ma solo completando tutti i requisiti utili ad una particolare misura pensionistica che si chiama pensione anticipata contributiva. Il primo contributo versato dal lavoratore interessato alla misura non deve essere antecedente il 1996 e la pensione liquidata alla data di decorrenza non deve essere inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale.
Questa misura destinata ai contributivi puri si centra con 64 anni di età e con solo 20 anni di contributi e rappresenta il grande vantaggio che i contributivi puri hanno rispetto agli altri lavoratori che invece con 20 anni di contributi devono attendere i 67 anni di età per poter andare in pensione con 20 anni di contributi. Il sistema contributivo in questo caso produce un vantaggio che come detto è quello del pensionamento a 64 anni di età con 20 anni di contributi.