Ecco il Paese dei balocchi delle pensioni, ed è l’Italia: Assegni alti e pensioni troppo presto Ecco il Paese dei balocchi delle pensioni, ed è l’Italia: Assegni alti e pensioni troppo presto

Ecco il Paese dei balocchi delle pensioni, ed è l’Italia: Assegni alti e pensioni troppo presto

La pensione in Italia si prende troppo presto e le cifre sono troppo alte, lo dice l’INPS, non lo pensano i lavoratori.

In Italia in pensione si va troppo tardi, con requisiti troppo rigidi e con trattamenti troppo bassi. A tal punto che c’è da cancellare o superare la Riforma Fornero.

Tutto questo è sicuramente il pensiero comune di ogni lavoratore, salvo rare eccezioni. Eppure quanto detto può essere considerato alla stregua di un normale luogo comune.

Un pensiero di massa che non trova riscontri nella realtà. Almeno stando all’ultimo report dell’INPS, da cui si evince che l’Italia sulle pensioni può essere considerata un Paese dei balocchi.
Nel nostro approfondimento odierno parliamo proprio della situazione della previdenza sociale in Italia, guardandola dal lato dell’ultimo rapporto annuale dell’INPS ma soprattutto dal lato dei lavoratori che devono andare in pensione nei prossimi mesi o anni.

E le due panoramiche non coincidono in molti casi. Come se la narrazione dello stato del sistema previdenziale fosse proveniente da due Paesi diversi.

Ecco il Paese dei balocchi delle pensioni, ed è l’Italia: Assegni alti e pensioni troppo presto

In un rapporto da 410 pagine l’INPS ha elencato alcuni dati che sono diventati subito di pubblico dominio per la maggior parte dell’opinione pubblica. L’INPS ha sottolineato come l’età media di uscita dal mondo del lavoro e quindi l’età pendici del pensionamento in Italia è pari a 64,2 anni di età.

In pratica, anche se l’età pensionabile è fissata a 67 anni, in Italia si va in pensione molto prima.
Il motivo è presto detto. Sono davvero tante le misure di pensionamento in Italia che consentono di uscire prima dei 67 anni e quindi che abbassano la media. La maggior parte dei lavoratori che escono prima e che abbassano la media sfruttano la pensione anticipata ordinaria. Infatti secondo il rapporto è per le pensioni senza limiti di età e con 42,10 anni di contributo (41,10 per le donne) che si deve questa età di uscita media ancora troppo bassa.

I dati del XXIII Rapporto dell’INPS

Ricapitolando, l’INPS nel suo XXIII Rapporto annuale segnala che l’età effettiva di uscita dal lavoro è di 64,2 anni. Un dato a cui va aggiunto che gli importi di pensione sono ancora generosi e superiori di quasi il 14% rispetto alla media europea. Dati interpretati da tanti come un allarme sulla sostenibilità del sistema pensioni. A tal punto che si mette a rischio il sistema intero.

I dati del rapporto dell’INPS hanno come conseguenza la giustificazione ad un operato dei legislatori che va sempre di più nella direzione opposta a quella che i lavoratori cercano. Ovvero va nella direzione di allontanare le pensioni piuttosto che di avvicinarsi.

Ecco cosa pare probabile che accada adesso sulle pensioni


Oggi appare più facile ipotizzare che trovino conferma nelle manovre di Bilancio (non solo del 2025 ma anche dei prossimi anni) misure che portino da 3 a 7 mesi la finestra di decorrenza come potrebbe essere la pensione anticipata ordinaria. O misure che spostino da 20 a 25 anni la carriera contributiva minima per le pensioni di vecchiaia.

Piuttosto che misure che prevedano uscite anticipate come la quota 41 per tutti, la flessibilità a 62 anni e qualsiasi altra misura di pensionamento anticipato proposta da più parti in questi anni.

La realtà dei fatti sulle pensioni in Italia non è quella che emerge dal rapporto dell’INPS


Eppure c’è qualcosa che stride tra rapporto dell’INPS e realtà dei fatti. Una cosa è parlare di media di età di pensionamento e di media di importo delle pensioni.

Un’altra è guardare a ciò che accade per davvero. Pensionati che prendono meno di 700 euro al mese sono ancora tanti. Nonostante maggiorazioni e integrazioni. Perché per esempio chi a 67 anni esce con 20 anni di contributi ed una pensione calcolata con il contributivo, non godendo di maggiorazioni e integrazioni rischia di arrivare a mala pena ad una pensione da 534 euro al mese che poi è l’importo dell’Assegno Sociale oggi.

Anzi, se l’importo della sua pensione scende sotto 534,41 euro, il sistema non consente di prendere il trattamento E bisogna aspettare i 71 anni, ovvero 4 anni in più rispetto alla pensione di vecchiaia. Ma ben 7 anni o poco meno rispetto alla media di cui parla il rapporto INPS.

Pensioni in Italia, per andarci con largo anticipo serve un miracolo autentico

Anche le pensioni anticipate ordinarie così come le varie quota 41 precoci, quota 103 o l’Ape sociale per i lavori gravosi, hanno un fattore da considerare. Per uscire dal lavoro a 64,2 anni di età con le pensioni anticipate ordinarie, serve aver iniziato a lavorare a 21 anni e non aver interrotto mai la carriera.

Un evento davvero raro, anche in considerazione del fatto che c’è chi ha scelto di laurearsi e di iniziare a lavorare ben oltre i 21 anni. Non va tanto meglio alla quota 41 per i precoci. Anche perché bisogna avere un anno di versamenti prima dei 19 anni di età e altri vincoli di appartenenza a determinate categorie che poco si sposano con i dati del rapporto INPS.

In definitiva, la pensione in Italia si prende troppo presto e le cifre sono troppo alte, lo dice l’INPS, non lo pensano i lavoratori. E forse hanno ragione molti di loro.