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Ecco la nuova pensione da 61 anni nel 2023 per tutti

Una pensione anticipata e flessibile per i lavoratori e senza differenze tra uomini e donne o tra lavoro e lavoro.

Andare in pensione nel 2023 sarà nettamente più facile grazie ad una novità molto importante che potrebbe fare capolino per il 2023. La pensione flessibile senza particolari vincoli e limiti. E senza penalizzazioni di assegno. Si cambia per il sistema previdenziale e via dal lavoro ad una età nettamente anticipata rispetto ai 67 anni che oggi rappresentano la soglia di demarcazione della pensione di vecchiaia. Potrebbe volerci più tempo rispetto alla legge di Bilancio, ma nel 2023 questa via dovrebbe essere quella della riforma delle pensioni. La pensione da 61 anni nel 2023 per tutti con la sorprendente novità finirebbe con il rivoluzionare il sistema.

Le pensioni a 61 anni nel 2023, ecco come

Si tratterebbe di una misura differente dalle solite, perché consentirebbe di accedere alla pensione anche con 6 anni di anticipo. Infatti si parla insistentemente di pensione flessibile con due soli requisiti minimi da avere al momento della domanda. Nessuna particolare tipologia di lavoro da svolgere come funziona adesso l’Ape sociale o come è per la quota 41. Nessuna differenza di genere come è opzione donna, valida solo per le lavoratrici. Basterà arrivare a 61 anni di età e 35 anni di contributi versati per entrare di diritto nel perimetro della nuova misura. Certo, non basterà avere entrambi i requisiti minimi per uscire dal lavoro, perché altrimenti non ci sarebbe flessibilità.

Quando posso andare in pensione a 61 anni di età?

Se davvero è questa la grande novità pensioni 2023 a 61 anni di età potrebbe lasciare il lavoro chi ha 39 anni di contributi versati. Perché occorrerebbe arrivare a quota 100. Non servirebbe quindi la quota 41 per tutti, o meglio, servirebbe meno. Potrebbero così lasciare il lavoro quanti invece hanno già 62 anni di età, per i quali basterebbero 38 anni di versamenti. E poi a 63 anni ne basterebbero 37, così come a 64 anni ne basterebbero 36 o a 65, 35. Una rivoluzione in piena regola per il sistema pensionistico. Coi lavoratori che sceglierebbero quale combinazione è migliore dal loro punto di vista. Perché il meccanismo di calcolo della pensione resterebbe lo stesso, con la possibilità di lavorare un anno in più godendo di un coefficiente di trasformazione migliore, di un anno di contributi in più e di una pensione più alta. Si chiama flessibilità proprio per questo.