Andare in pensione nel 2024 potrebbe essere più semplice per molti lavoratori e il perché è presto detto. Potrebbe davvero essere introdotta nel sistema la quota 41 per tutti. Ma non sarebbe la misura su cui tanto si discute da anni e su cui la Lega ha organizzato già diverse campagne elettorali. Infatti sarebbe una quota 41 per tutti rivisitata, con l’aggiunta di un requisito aggiuntivo.
Ecco una nuova quota 41 con veste rivisitata, come funzionerebbe?
La quota 41 di oggi si chiama quota 41 precoci ed è destinata soltanto a determinate categorie di lavoratori. Una misura quindi abbastanza limitata perché riguarda persone che hanno varie problematiche tra cui quelle lavorative, familiari o reddituali. In effetti la quota 41 di oggi è destinata a chi in famiglia ha un disabile a cui presta assistenza da almeno sei mesi prima della presentazione della domanda di quota 41. Oppure spetta a chi un lavoro non ce l’ha più perché disoccupato di lunga data, che da tre mesi ha perduto l’ultimo rateo di Naspi spettante. E tocca anche a chi ha dei problemi di salute, perché è stato riconosciuto invalido dalla commissione medica delle Asl con una percentuale di almeno il 74%. Infine un’altra problematica che potrebbe avere il contribuente a cui la quota 41 si applica, è relativa al lavoro svolto. Chi svolge un’attività troppo logorante a tal punto che il legislatore ha deciso di concedere una uscita anticipata dal mondo del lavoro, è il profilo esatto di beneficiario di quota 41.
Le limitazioni della quota 41 di oggi
A tutte queste limitazioni di platea che quota 41 per i precoci ha nel suo meccanismo normativo, se ne aggiungono altre. Bisogna avere un anno di contributi versati prima dei 19 anni di età. Questo a prescindere che l’anno di contribuzione sia consecutivo o frazionato. Inoltre serve che dei 41 anni di contributi versati, 35 devono essere effettivi da lavoro. Notevoli quindi queste limitazioni che hanno determinato negli anni in cui la quota 41 ha funzionato (dal 2017), una limitazione dei beneficiari. Una limitazione che adesso si vorrebbe scavalcare con una quota 41 per tutti. Ed effettivamente di questo si ragiona, cioè di inserire la misura per tutti nel pacchetto pensioni nella prossima legge di Bilancio. Ma per evitare di gravare in maniera esorbitante sulle casse dello Stato (in misura pari al 5 miliardi di euro, come i tecnici stanno iniziando a sostenere), si studiano piani alternativi.
Ok alla quota 41 per tutti, ma è difficile chiamarla ancora così
La chiameranno ancora quota 41 per tutti, ma potrebbe diventare una specie di quota 101. Una ipotesi questa che però potrebbe interessare molti lavoratori. E in base alle mail che ci arrivano, una misura come questa ipotizzata da noi di Pensioni e Fisco, potrebbe davvero essere una novità rilevante. Certo, alla luce delle ultime indiscrezioni parlare ancora di misure di pensionamento anticipato sembra fuori luogo. Ma se già quest’anno è stata varata quota 103, che di fatto è una quota 41 per chi ha compiuto almeno 62 anni, perché non immaginare qualcosa di meglio. Inserendo il tetto minimo di età da avere per poter andare in pensione con 41 anni di contributi versati, ma non a 62 anni bensì a 60 anni.
Flessibilità garantita da una misura del genere
La quota 41 per tutti potrebbe essere appannaggio solo di chi effettivamente i 60 anni di età li ha già compiuti. Naturalmente più sale l’età minima che il legislatore andrà a inserire in questa ipotetica misura e più aumenta l’eventuale quota. Se per esempio il tetto viene fissato a 61 anni, con 41 anni di contributi versati si dovrà arrivare a quota 102. Ma se davvero si passasse a uscite a 60 anni, il più sarebbe fatto. E la flessibilità garantita dal fatto che chi esce prima potrebbe subire un taglio di assegni del 2% all’anno, in base alla differenza dall’età di uscita e i 67 anni della pensione di vecchiaia. Il ricalcolo contributivo sarebbe un’altra via di penalizzazione, che però sembra troppo pesante da inserire e finirebbe con il rendere la misura altamente penalizzante.