E’ normale che una persona anziani si affezioni a chi gli presta cura e assistenza. E’ normale sviluppare una forma di affetto e di stima nei confronti della persona con cui si trascorre la maggior parte delle giornate, soprattutto se i figli, impegnati dalla loro vita e dal loro lavoro, si fanno vedere poco.
Ed ecco che molti anziani non dimenticano la propria badante nel testamento lasciandogli, a volte una somma simbolica, a volte buona parte dell’eredità. Ma il testamento dell’anziano può essere impugnato?
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Eredità alla badante
E’ bene sapere che chi è dichiarato infermo, gli incapaci di intendere e di volere non possono fare testamento. Se, quindi, l’anziano che non è più pienamente in possesso delle proprie capacità mentali stila un testamento lasciando alla badante una cospicua parte dell’eredità, i familiari possono non solo impugnare il testamento ma anche accusare la collaboratrice domestica di circonvenzione di incapace.
Ma andiamo con ordine. Ognuno è libero di disporre, alla propria morte, dei propri avere come meglio crede ma per farlo è necessario che il testatore sia in grado di intendere e di volere.
L’anziano, quindi, è liberissimo di lasciare parte dei propri averi alla badante che magari, negli ultimi anni della sua vita lo ha trattato con gentilezza, gli ha dimostrato affetto e si è presa cura di lui con diligenza facendolo sentire anche meno solo.
Ma è necessario che, nonostante il lascito alla collaboratrice domestica, non si vada a ledere la quota legittima che spetta agli eredi (coniuge e figli, ad esempio). Se non si rispetta la quota legittima (che è del 75%) il testamento può essere impugnato.
Facciamo un esempio pratico: se l’anziano ha, beni per 100mila euro, può decidere di lasciarne 25mila alla badante e il restante 75% suddiviso tra gli altri eredi.
Quando il testamento può essere impugnato?
L’anziano, quindi, può decidere di lasciare una parte della sua eredità alla badante . Il testamento può essere impugnato per un vizio di forma o per vizio di volontà. Questo significa che gli eredi devono dimostrare, ad esempio, che l’anziano è stato costretto con la violenza, che non fosse capace di intendere e di volere all’atto della firma o che sia stato raggirato nella stesura.
In ogni caso l’azione deve essere proposta entro 5 anni dalla lettura del testamento.