Finalmente in pensione, con 66 anni nel 2025 è possibile, ecco chi può farcela Finalmente in pensione, con 66 anni nel 2025 è possibile, ecco chi può farcela

Finalmente in pensione, con 66 anni nel 2025 è possibile, ecco chi può farcela

Finalmente in pensione nel 2025, ma non necessariamente con tagli e penalizzazioni ecco come fare con 66 anni di età.

Andare in pensione anche un anno prima è qualcosa che per alcuni lavoratori può essere davvero importante. L’età pensionabile oggi in vigore dice 67 anni come età pensionabile. Quindi, per chi è nato nel 1959 la pensione dovrebbe arrivare solo nel 2026 visto che nel 2025 si compiono solo 66 anni.

Oggi però analizziamo una situazione che molti non conoscono che di fatto permette di andare finalmente in pensione, con 66 anni nel 2025. Un anno prima dell’età di pensionamento ordinario.

Finalmente in pensione, con 66 anni nel 2025 è possibile, ecco chi può farcela

C’è chi è troppo stanco e vede nella necessità di lavorare ancora 12 mesi un peso troppo elevato. Ma c’è anche chi da anni è senza lavoro e rischia di trovarsi nel 2025 a 66 anni senza più nemmeno la Naspi che lo ha aiutato da due anni a questa parte.

Poi ci sono quelli che hanno problemi di salute che rendono difficile proseguire a lavorare o ancora quelli che hanno un familiare disabile da assistere e la cui assistenza rischia di essere compromessa dal lavoro svolto. In termini pratici, sono tante le situazioni che possono spingere un lavoratore o un contribuente a desiderare arditamente di andare in pensione quanto prima. Ed anche un solo anno di anticipo è come oro colato.

Alcune possibilità di andare in pensione a 62 anni di età


Finalmente in pensione possono andarci molti nati nel 1959 anche l’anno prossimo. Sfruttando due diversi fattori. Uno è quello di una misura ormai cessata ma di cui si è maturato per tempo il diritto. E l’altro naturalmente è la cosiddetta cristallizzazione del diritto, che consente di accedere ad una pensione anche se la misura nel frattempo è stata modificata o cancellata.

In aiuto a chi vuole dire di poter andare finalmente in pensione c’è la quota 100. Una misura che ha funzionato per 3 anni. Esattamente dal 2019 al 2021. Una misura che consentiva il pensionamento a partire dai 62 anni di età con almeno 38 anni di versamenti. Poi dal 2022 è stata varata la quota 102 e quindi cancellata la quota 100. Con la quota 102 l’età è passata a 64 anni, come minimo per andare in pensione con questa misura. mentre i contributi necessari sono rimasti sempre i soliti 38 anni. Dal 2023 invece è stata la volta della quota 103, con il ritorno alle uscite a partire dai 62 anni di età ma con una carriera portata a 41 anni di versamenti.

La cristallizzazione della quota 100 serve anche per evitare i tagli

Chi al 31 dicembre 2021 si trovava già con 38 anni di versamenti, nel 2025 con 66 anni di età può andare in pensione con la quota 100. Sia che abbia continuato a lavorare arrivando a 41 anni di contributi. E sia se ha interrotto la carriera nel 2021 o l’anno dopo, fermandosi a 38, 39 o 40 anni di contributi. La cristallizzazione del diritto opera per chi entro la data di cessazione di una misura, si trovava ad aver maturato già il diritto alla pensione. E questo vale per la quota 100, che come dicevamo consentiva il pensionamento a partire dai 62 anni di età con 38 anni di contributi. Ma entro il 31 dicembre 2021.

Qualcuno potrebbe obiettare che nel 2025 chi aveva 38 anni di contributi ed ha proseguito a lavorare rientra nella quota 103. Quindi può sostenere che sarebbe inutile pensare alla quota 100. Ed invece nulla di più sbagliato. Con la quota 103 la pensione è calcolata con il penalizzante sistema contributivo. E non può essere superiore fino a 67 anni di età, a 4 volte il trattamento minimo (più o meno 2.400 euro al mese). Chi può scegliere tra quota 100 e quota 103, inevitabilmente dovrebbe scegliere la prima, che non prevede limitazioni. Solo così potrà dire finalmente in pensione senza tagli e penalizzazioni.