C’è chi lo ha fatto di proposito, dichiarando il falso e cercando di aggirare la legge per percepire il contributo a fondo perduto dei vari decreti di emergenza del governo. E poi ci sono quelli che ci hanno capito poco dei decreti, che a dire il vero tutto erano tranne che facili da comprendere tra calo di fatturato, zone rosse, arancioni, gialle, e così via dicendo. Fatto sta che senza distinzione alcuna, chi ha percepito il contributo a fondo perduto che non era spettante, adesso rischia grosso perché di entra nel perimetro dei cosiddetti furbetti.
Restituzione contributi e sanzioni
Il Fisco italiano avvia la caccia ai furbetti del contributo a fondo perduto. È quello che si legge sul quotidiano “Italia Oggi” dove scrivono che “chi ha sbagliato la pagherà cara”. Infatti per chi ha beneficiato di un contributo non spettante, è prevista la restituzione del contributo indebitamente percepito e una sanzione che può arrivare al 200% dell’importo stesso. Le Entrate lo hanno confermato tramite la risoluzione 45/E in cui addirittura vengono forniti i codici tributo sia per la restituzione che per le sanzioni.
Cosa succede adesso
È stato il decreto Rilancio a stabilire letteralmente che “qualora il contributo sia in tutto o in parte non spettante, anche a seguito del mancato superamento della verifica antimafia, l’Agenzia delle entrate recupera il contributo non spettante, irrogando le sanzioni in misura corrispondente a quelle previste dall’articolo 13, comma 5, dlgs 471/97, e applicando gli interessi dovuti ai sensi dell’articolo 20 del dpr 602/73”.Tradotto in termini pratici, un vero salasso che riguarda sia il bonus a fondo perduto del decreto Rilancio che tutti gli altri sopraggiunti dopo con gli altri decreti di emergenza. Un salasso dicevamo, perché i furbetti, ma anche i malcapitati adesso dovranno restituire tutto ciò che gli è arrivato sul conto (o la parte eccedente e non spettante), con sanzioni che vanno dal 100 al 200% del contributo incassato.Viene comunque concesso ai malcapitato di pagate le sanzioni in misura ridotta grazie alla cosiddetta definizione agevolata che permette di pagare un terzo della sanzione se si definisce spontaneamente la controversia, entro il termine in cui in genere di fa ricorso.