Il rapporto tra Fisco e contribuente è spesso conflittuale. Il Fisco è visto dai contribuenti come un nemico. E questa cosa non è passata inosservata ai legislatori negli ultimi anni. Anche per questo sono nate misure quali le sanatorie delle cartelle esattoriali, oppure misure di compliance e così via dicendo. In pratica, misure che cercavano di rendere meno conflittuale questo rapporto.
A chi aveva cartelle esattoriali sono state offerte soluzioni per sanarle in maniera agevolata. A chi era conscio di avere debiti o tasse non pagate o evase è stata offerta la possibilità di concordare il rientro come quella compliance di cui si sente parlare da tempo. Adesso però con la riforma della riscossione, guai in vista se hai cartelle esattoriali. Perché arriva il pignoramento del 730.
Guai in vista se hai cartelle esattoriali, arriva il pignoramento del 730?
Non bastavano i pignoramenti dello stipendio, della pensione o del conto corrente, e non bastava nemmeno il fermo amministrativo dell’auto. Adesso per chi ha cartelle esattoriali arriva anche il pignoramento del 730.
Forse è sbagliato chiamarlo così, oppure è sbagliato che si dia per novità questa cosa, ma con la riforma della riscossione ad un contribuente indebitato non è esagerato dire che arrivano guai in vista se hai cartelle esattoriali.
Perché adesso anche il pignoramento del 730 lascia la sua principale caratteristica che lo voleva da concordare tra contribuente e Fisco e diventa una imposizione a tutti gli effetti. Proprio come funziona con i pignoramenti di tutte le altre cose prima citate.
Come funziona il pignoramento del rimborso nel 730
Quando parliamo di pignoramento del 730 naturalmente facciamo riferimento a ciò che di un 730 si può pignorare e cioè dall’eventuale rimborso IRPEF spettante a chi presenta la dichiarazione dei redditi e chiude con un’imposta a credito.
Perché altrimenti se il 730 finisce a zero come esito o addirittura se il 730 finisce con qualcosa che il contribuente deve pagare, da pignorare non ci sarebbe assolutamente nulla.
Quindi per pignoramento del 730 si può fare riferimento a ciò che l’Agenzia delle Entrate Riscossione può adottare sui crediti fiscali che un contribuente ha. E che in alcuni casi portano lo stesso contribuente ad attendere il rimborso o in busta paga, o con il cedolino di pensione o tramite il rimborso diretto dall’Agenzia delle Entrate.
Dalla riforma della riscossione ecco la compensazione tra cartelle esattoriali e 730 che cambia radicalmente
Detto questo, il fatto che un contribuente che abbia delle cartelle esattoriali possa ricevere un rimborso fiscale è sempre una cosa ammessa dalle normative in vigore. Ma è anche vero che in alcuni casi l’Agenzia delle Entrate Riscossione e l’Agenzia delle Entrate vera e propria comunicando tra loro tramite banche dati potevano far risaltare effettivamente una situazione anomala.
Quella di un contribuente che doveva pagare un debito tramite cartella esattoriale è che allo stesso tempo era a credito da 730.
Cosa succede con il rimborso del 730 a chi ha una o più cartelle esattoriali
In questi casi al contribuente veniva recapitata una comunicazione con cui si chiedeva se era sua intenzione andare a compensare le due cose. Nel senso che l’eventuale rimborso spettante veniva congelato ed utilizzato per sanare la posizione debitoria delle cartelle esattoriali dello stesso contribuente. Adesso invece con la riforma del riscossione da un’opzione si passa ad una imposizione.
L’Agenzia delle Entrate prima di erogare il rimborso salda le cartelle eventualmente a carico del contribuente con l’Agenzia delle Entrate Riscossione. In parole povere, ok ai rimborsi fiscali, ma solo dopo aver pagato la cartella esattoriale, sempre che rimanga qualcosa.
Come dicevamo, da sempre la compensazione tra rimborsi fiscali e debiti iscritti a ruolo era un’opportunità che su base volontaria un contribuente poteva adottare dopo aver ricevuto una proposta da parte del Fisco nostrano.
Le modifiche alla riscossione, ecco cosa cambia per la compensazione tra debiti e crediti
Adesso in presenza di una cartella esattoriale scaduta, non servirà che il contribuente dia il suo consenso.
In sede di erogazione di un rimborso d’imposta, ma solo di ammontare superiore a 500 euro comprensivi di interessi, questo ciò che la riforma della riscossione introduce adesso.
Il contribuente comunque viene avvisato di questa compensazione, perché il suo parere viene lo stesso richiesto.
Solo che in tal caso, in caso di rifiuto o di mancata risposta, le somme del rimborso fiscale viene messa a disposizione dell’agente della riscossione fino al 31 dicembre dell’anno successivo a quello di messa a disposizione.