L’argomento del momento è il post quota 100, con la pensione a 62 anni che rischia di scomparire per la generalità dei lavoratori. Solo per chi può rientrare nel contratto di espansione forse, una possibile via di pensionamento a 62 anni può essere ancora utilizzabile.
Tutte le altre ipotesi di riforma al momento, portano a pensare ad un innalzamento dell’età pensionabile vigente. Magari a 64 anni come per esempio ha suggerito persino la Corte dei Conti. Immaginare che si arrivi alla soluzione agognata dai sindacati, di una pensione flessibile per tutti dai 62 anni con 20 di contributi appare esercizio di pura fantasia, anche se si inserisse un obbligo di ricalcolo contributivo alla misura.
Tra l’altro occorre dire che uscire a 62 anni, se dal punto di vista dell’anticipo rispetto ai 67 anni della pensione di vecchiaia, appare sicuramente un netto vantaggio, è esattamente l’opposto per quanto concerne l’importo dell’assegno. Si perde parecchio, questo è certo. Lo ha spiegato bene un articolo del Corriere della Sera che ha riportato i dati di uno studio di Progetica.
Con il contrato di espansione anche i nati nel 1960 possono uscire a 62 anni
Come anticipato, senza la quota 100, nel 2022 l’uscita a 62 anni verrebbe garantita solo ed esclusivamente per il tramite del contratto di espansione. SI tratta dello strumento che consente, dietro accordo tra datori di lavoro e sindacati, di organizzare quello che viene definito esodo, perché si mette in piedi una struttura organizzativa che permette di pensionare in anticipo i dipendenti più anziani e di provvedere a nuovi piani di assunzione.
Una misura che permette alle aziende di dotarsi di maggiori professionalità dal punto di vista dell’innovazione tecnologica pensionando in anticipo i lavoratori meno propensi alle novità perché più anziani.
Un soggetto nato nel 1960 non rientra nella quota 100 per evidenti limiti anagrafici (il suo 62imo compleanno arriva quando quota 100 è stata già cancellata), ma potrebbe godere del contratto di espansione se la sua azienda vuole dare vita al progetto prima citato e se ha non meno di 100 lavoratori dipendenti in organico.
Il costo dell’uscita a 62 anni
Ma siamo sicuri che sia davvero conveniente uscire a 62 anni di età? Ripetiamo, dal punto di vista dell’anticipo, nulla da eccepire naturalmente, ma occorre sapere che l’assegno verrebbe ridotto dal fatto che prima si esce dal lavoro, cioè in più giovane età si centra la pensione, meno favorevoli sono i coefficienti di trasformazione utilizzati. E poi, occorre fare i conti con il minor numero di contributi versati, perché andando in pensione prima è evidente che si smette di lavorare prima.
L’esempio riportato dal Corriere chiarisce meglio questo aspetto. Infatti “un lavoratore con un reddito di 1.600 euro netti grazie all’anticipo uscirebbe nel 2022 e non nel 2027, ma a 62 anni otterebbe un assegno di 1.149 euro netti al mese, mentre a 67 anni ne avrebbe uno da 1.308 euro sempre netti e sempre al mese.
Ben 159 euro in meno al mese, oltre 2060 euro in meno all’anno, ed oltre 40.000 euro di perdita totale se il discorso si porta alla vita media degli italiani fissata a circa 82 anni.