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Il calcolo della pensione 2023 da 61 a 67 anni, anche 200 euro in meno

Andare in pensione prima significa avere un vantaggio ma anche uno svantaggio. Il motivo è semplice. A fronte di una uscita diversi anni prima dal mondo del lavoro, il diretto interessato deve sacrificare parte dell’assegno percepito. Ed è una cosa naturale questa, a prescindere da eventuali penalizzazioni a cui vanno incontro i pensionati come capita alle lavoratrici con opzione donna. Questa è tutta una questione di calcolo della pensione, tra minor gettito di contributi versati e coefficienti di trasformazione meno favorevoli. Ed oggi spiegheremo cosa i lavoratori rischiano di perdere con la pensione a 61 anni di età rispetto ad una a 67 anni.

La pensione a 61 anni, siamo sicuri sulla sua convenienza?

Il calcolo della pensione 2023 da 61 a 67 anni si fa proprio perché i 61 anni potrebbero essere la nuova soglia di uscita per molti lavoratori, o con la quota 41 o con una nuova quota 100. Con la prima misura si potrebbe uscire dal lavoro con 41 anni di contributi versati. Con la seconda invece con 39. Oppure con 38 ma a 62 anni, con 37 ma a 63 anni e così via, fino a 65 anni con 35 anni di contributi. Uscire prima è importante, ma siamo sicuri che convenga davvero?

I coefficienti di trasformazione penalizzano i più giovani

Il primo nodo riguarda i coefficienti di trasformazione. Uscire prima dal mondo del lavoro, significa trasformare il proprio montante contributivo con un coefficiente più basso rispetto a chi esce in più tarda età. Per l’anno 2022 i coefficienti sono:

  • 61 anni: 4,639%
  • 62 anni: 4,770%
  • 63 anni: 4,910%
  • 64 anni: 5,060%
  • 65 anni: 5,220%
  • 66 anni: 5,391%
  • 67 anni: 5,575%

Significa che un lavoratore con 300mila euro di montante, a 61 anni riceverà una pensione lorda di 13.917 euro annui, cioè 1.070,54 euro al mese, mentre a 62 anni ne riceverà una da 14.310 euro annui e 1.100,76 euro mensili lordi. Sale a 16.725 euro annui e quindi a 1.286,53 euro al mese lordi per 13 mesi, a 67 anni. Solo sui coefficienti lavorare fino a 67 anni a parità di contributi versati fa perdere oltre 200 euro di pensione.

Lavorare di più fa prendere una pensione più alta

Impossibile poi non calcolare l’ammanco dei contributi che una uscita anticipata prevede. Lavorando fino a 67 anni di età e non uscire dal lavoro a 61 anni significa versare 6 anni di contributi in più. Giù su uno stipendio da 1.500 euro al mese significa versare, con aliquota al 33%, oltre 6.400 euro annui di contribuiti in più. Un montante da 300mila euro a 61 anni verrebbe incrementato di 38.600 euro. La pensione così salirebbe a 18.877 euro anni. Cioè all’incirca 1.450 euro al mese. Altri 180 euro in più quindi, lavorando fino ad età pensionabile vigente raggiunta, evitando l’uscita anticipata più favorevole a 61 anni.