Togliere il reddito di cittadinanza che ancora oggi è una misura che riguarda milioni di Italiani che vivono prossimi alla soglia della povertà, è senza dubbio difficile. Siamo di fronte ad un’operazione, quella di eliminazione del reddito di cittadinanza, impopolare per un governo ma anche pericolosa per i risvolti sociali che potrebbe avere su quanti effettivamente di questo sussidio hanno bisogno. Tra le tante voci e indiscrezioni che vogliono l’attuale nuovo esecutivo intenzionato a mettere mano alla misura, va sottolineato il fatto che tutto si può fare tranne che eliminare il sussidio a chi già lo percepisce e soprattutto da chi ha pieno titolo a percepirlo. Infatti possiamo asserire che il reddito di cittadinanza è al sicuro anche nel 2023 per questi italiani che effettivamente non subiranno eventuali cambiamenti della misura.
Novità reddito di cittadinanza 2023
Non è soltanto il togliere il reddito di cittadinanza ad essere piuttosto complicato perché anche la semplice modifica dell’apparato normativo del sussidio non è una cosa semplice da portare a compimento. Per esempio il governo sta ragionando sul produrre la revoca del beneficio a chi rifiuta anche una sola ed unica proposta di lavoro che gli arriva dai centri per l’impiego. Se consideriamo il fatto che dopo i primi 18 mesi di beneficio, per i successivi 18 vale la regola che la proposta di lavoro per essere considerata congrua, può provenire da qualsiasi parte d’Italia, è evidente l’anomalia. È del tutto scontato che ci sarebbero difficoltà oggettive per molti ad accettare una proposta lavorativa. Tenendo conto di eventuali trasferimenti di città necessari, case da prendere in affitto e stipendi non proprio elevati. Se davvero l’indirizzo del governo sarà quello di revocare il sussidio anche al primo rifiuto di una proposta di lavoro, l’obbiettivo celato non può che essere una scrematura dei beneficiari.
Ma davvero la revoca del sussidio servirà a ridurre i beneficiari e risolvere la questione dei furbetti?
È proprio sulla scrematura dei beneficiari che avanzano i dubbi relativi alla bontà di questa iniziativa. Se davvero l’obbiettivo è scovare quanti prendono il sussidio perché non vogliono lavorare, o ridurre il fenomeno dei furbetti, la strada non sembra quella giusta. In effetti sugli oltre 2 milioni di beneficiari di reddito di cittadinanza, abbondantemente oltre l’80%, sono quelle persone che effettivamente non possono lavorare. Si tratta Infatti per lo più di anziani, disabili o soggetti con famiglie numerose e con la necessità di restare con i figli. È evidente che non essendo soggetti attivabili al lavoro le proposte lavorative non sono possibili per loro.
La salvaguardia per i già beneficiari è un dato di fatto per il reddito di cittadinanza
Tra le altre cose inoltre va ha detto che qualsiasi ipotesi di eliminazione del sussidio per soggetti che lo percepiscono già da anni e improponibile. Infatti anche per i sussidi, e quindi anche per il reddito di cittadinanza, vige una particolare regola. Ed è quella che stabilisce che se il diritto è maturato, non può essere eliminato di colpo. Anche se la misura da cui il diritto scaturisce, cessa di essere attiva. In buona sostanza chi percepisce già il sussidio adesso, fino alla scadenza dei 18 mesi già assegnati dovrebbe essere tutelato. E da qualsiasi iniziativa contraria del legislatore.