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Il ritorno di quota 96, ma non per tutti, ecco la novità che fa saltare il banco

Ecco una nuova ipotesi per la riforma delle pensioni: il ritorno di qutta 96 anche se parzialmente modificata.

E se come dicevamo noi da tempo, la soluzione a tutti i mali del sistema pensioni sia guardare al passato e tornare indietro ai tempi precedenti la riforma Fornero? Noi avevamo pensato a questa soluzione, magari ripristinando la quota 96, che fino al 31 dicembre 2012 consentiva il pensionamento anticipato ai lavoratori. Adesso sembra che l’idea sia tra quelle che possono fare capolino nella ipotetica riforma delle pensioni del governo Meloni. Ne hanno parlato diversi siti tra cui anche il Sole 24 Ore, sottolineando però che la novità riguarderebbe solo uno spaccato della società lavorativa e non tutti.

Il ritorno di quota 96, ma non per tutti, ecco la novità che fa saltare il banco

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Con la quota 96 era ammesso il pensionamento anticipato in alternativa alla pensione di anzianità a partire dai 60 anni di età. Era necessario anche raggiungere i 35 anni di contributi versati e soprattutto, completare la quota 96. La finestra di 12 mesi per la decorrenza della prestazione era un paletto fisso della misura. Fu la riforma Fornero a cancellare la quota 96 insieme alle pensioni di anzianità (senza limiti di età con 40 anni di contributi), sostituendole con le pensioni anticipate ordinarie. Ed oggi con questa misura, sempre senza connessioni all’età dei beneficiari, si lascia il lavoro con 42,10 o 41,10 anni di contributi, rispettivamente per gli uomini e per le donne.

La nuova versione delle pensioni con quota 96

Senza illudere nessuno, perché si parla di semplici ipotesi tutte da trasformare in realtà, la nuova quota 96 potrebbe partire come base, da quella del passato. Ma stando alle indiscrezioni, potrebbe essere una misura meno larga di quella che molti conoscono. Perché potrebbe essere riservata a determinate categorie di lavoratori (si parla di usuranti e gravosi). Ma potrebbe nascere con una età fissa a 61 anni. Questo significa un deciso taglio alle combinazioni ammesse, che vedrebbero un soggetto con 60 anni e 36 anni di contributi, escluso dalla misura, mentre in passato vi rientrava. In pratica a partire dai 61 anni di età e dai 35 anni di contributi, che darebbero una quota 96 pura, un lavoratore potrebbe andare in pensione.