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Ecco quando non conviene andare in pensione 5 anni prima

Si può andare in pensione 5 anni prima del previsto? ecco la guida e le cose da conoscere per evitare sorprese.

Domanda comune a molti lavoratori italiani è quella che riguarda la data del loro pensionamento. Andare in pensione è l’obiettivo comune di lavoratori e contribuenti. E con la quota 103 nel 2023 questa possibilità diventa reale. Va detta una cosa molto importante che riguarda la pensione 5 anni prima con la quota 103. Perché una cosa vera è che si aprono le porte alla pensione a 62 anni di età. Una cosa non certo di poco conto visto il trend che aveva preso la previdenza negli ultimi anni con l’età anagrafica anche di quota 102 che era salita a 64. Ma esistono controindicazioni.

Posso andare in pensione cinque anni prima nel 2023?

Quella prima citata è una possibilità che riguarda i lavoratori che completano la quota 103 nel 2023. Una pensione 5 anni prima molto appetibile. Anche se forse è azzardato parlare di pensione cinque anni prima per questi lavoratori dal momento che si parla sostanzialmente di una misura che consente l’uscita si a 62 anni, ma con 41 anni di contributi versati. Significa che un lavoratore che prende ancora lo stipendio, perché ancora assunto, anticiperebbe l’uscita non di 5 anni ma soltanto di 2 anni rispetto alla carriera minima prevista per le pensioni anticipate ordinare con 42 anni e 10 mesi di contributi.

La quota 103 appetibile a pochi?

Così come è stata fatta, la quota 103 è una misura abbastanza appetibile per i lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro e che si trovano senza Naspi. Infatti per chi ha perso il lavoro nel 2022 con 41 anni di contributi versati, si potrebbe ritrovare con il diritto a beneficiare anche di 24 mesi di Naspi. E si ribalterebbe tutto. Soprattutto perché con la Naspi l’INPS garantisce anche la contribuzione figurativa per altri due anni. E non è azzardato sostenere che la quota 103 perde importanza per molti lavoratori che possono trovare nella Naspi una alternativa valida.

Pensione 2023 o Naspi, ecco le due alternative

In pratica per come è stata varata la quota 103 con 62 anni di età e 41 anni di contributi versati, rischia di essere un favore soltanto per chi una volta arrivati ai contributi versati già prima dei 62 anni di età, si è ritrovato senza lavoro e senza possibilità di nuova assunzione. Ripetiamo, consentire l’uscita con 41 anni di contributi versati ad un lavoratore con 62 anni di età, è conveniente ma resta l’alternativa della Naspi. Che a conti fatti però come detto in premessa, potrebbe essere più conveniente. Soprattutto se si considerano i due anni di contribuzione figurativa che un lavoratore potrebbe godere nel momento in cui viene licenziato.

Attenzione alla contribuzione effettiva

In questo caso i diretti interessati potrebbe godere di due anni di Naspi. Periodi utili ad arrivare a quella soglia di 42 anni e 10 mesi di contributi versati per la pensione anticipata ordinaria. Naturalmente occorre fare bene i calcoli e conoscere le regole. Soprattutto dal momento che per la pensione anticipata ordinaria servono 35 anni di contributi effettivi da lavoro, così come dovrebbero servire anche per la quota 103.

Occhio al calcolo, potrebbe riservare sorprese

Tra coefficiente di trasformazione migliore a 64 anni rispetto a 62, e due anni di figurativi in più, forse qualcuno troverà vantaggioso godere della Naspi . Anche al posto della quota 103. Però va sottolineato che come importo la pensione dovrebbe essere migliore della Naspi. La pensione con quota 103 viene liquidata in misura pari a quella maturata al momento dell’uscita dal mondo del lavoro. E resta così per sempre indicizzandosi al tasso di inflazione ogni anno. Per la Naspi invece, si prende subito il 75% dello stipendio. Ma dopo i primi mesi l’ammontare dell’indennità subisce un taglio del 3% al mese in maniera progressiva. Quindi, si rischia di dover stringere i denti dal punto di vista reddituale nei 24 mesi di Naspi.