La quota 103 nel 2024 è stata resa meno favorevole per i lavoratori. Perché è stata cambiata la modalità di calcolo degli assegni. Ma chi è nato nel 1961, a determinate condizioni può superare tutti gli ostacoli oggi in vigore. Adesso vedremo come può accadere che un lavoratore possa ancora oggi prendere la pensione con la quota 103 senza incorrere nel calcolo contributivo della prestazione.
Le differenze tra le due versioni di quota 103
La quota 103 doveva cessare il 31 dicembre 2023 ed invece è stata prorogata al 31 dicembre 2024. Ma tra la quota 103 del 2023 e quella del 2024 cambia qualcosa. Vediamo nel dettaglio le due versioni della stessa misura a confronto. La quota 103 nel 2023 aveva le seguenti caratteristiche:
- almeno 62 anni di età;
- almeno 41 anni di contributi versati;
- calcolo della pensione con il sistema misto;
- divieto di cumulo con redditi da lavoro ad esclusione del lavoro autonomo occasionale entro 5.000 euro di reddito annuo;
- importo massimo della pensione non superiore a 5 volte il trattamento minimo.
Per la versione 2024 invece le caratteristiche sono:
- almeno 62 anni di età;
- almeno 41 anni di contributi versati;
- calcolo della pensione con il sistema contributivo;
- divieto di cumulo con redditi da lavoro ad esclusione del lavoro autonomo occasionale entro 5.000 euro di reddito annuo;
- importo massimo della pensione non superiore a 4 volte il trattamento minimo.
In pensione a 62 anni, ecco il favorevole canale anti penalizzazioni
Come è evidente sono due le cose diverse tra versione 2023 e versione 2024 di quota 103. Ed in entrambi i casi le differenze riguardano gli importi delle prestazioni. Perché il calcolo contributivo del 2024 è penalizzante rispetto al calcolo misto del 2023. E l’importo massimo della pensione è più basso nel 2024 rispetto all’anno precedente. Significa che a parità di condizioni, cioè età e contributi alla data di uscita, chi ha preso la pensione con quota 103 prende un assegno più alto rispetto a chi lo farà quest’anno. Ma solo se i requisiti sono stati raggiunti nel 2024 i lavoratori risulteranno penalizzati. Infatti chi ha compiuto 62 anni nel 2023, anche sul finire del precedente anno, e se entro la fine dell’anno scorso aveva completato i 41 anni di contributi, rientrerà ancora nel vecchio meccanismo, quello più favorevole. Può capitare per esempio che un lavoratore nel 2023 ha mancato quota 103 perché non sapeva di poter riscattare un anno (o anche meno) di contributi (laurea, servizio militare ecc…). Di conseguenza, se riesce a completare i 41 anni di contributi nel 2023, potrebbe salvarsi dall’inasprimento dei requisiti odierni.