Oggi affrontiamo uno degli argomenti più particolari e complicati del sistema pensionistico italiano. La pensione per chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. In gergo tecnico e previdenziale questi lavoratori si chiamano contributivi puri. Nel 2023 i contributivi puri potrebbero accedere, in base alla loro carriera, al loro montante contributivo e all’importo della pensione che riescono a spuntare, a pensioni differenti. Pensioni a età variabili che vanno dai 64 ai 71 anni. Questa situazione man mano che passano gli anni andrà sempre più aumentando dal momento che saranno sempre di più i lavoratori privi di carriera prima del 1996. Chi gode del calcolo nel sistema misto infatti diventa sempre più una rarità.
La pensione anticipata 2023 per i contributivi puri
Che ha iniziato a lavorare dopo il 1995, può uscire dal lavoro con la pensione anticipata contributiva. La misura consente di andare in pensione già con 20 anni di contributi versati. Inoltre servono “solo” 64 anni di età. Il requisito fondamentale da centrare oltre a non avere contributi versati prima del 1995, resta quello dell’importo della pensione. Serve una prestazione che per il 2022 doveva essere pari ad almeno 1.311 al mese, ovvero 2,8 volte l’assegno sociale. Dal momento che l’assegno sociale sarà adeguato all’aumento del costo della vita, nel 2023 salirà nettamente rispetto ai 468,28 euro di oggi. Significa che per accedere alla pensione anticipata contributiva servirà una prestazione liquidata con un importo che sfiorerà i 1400 euro al mese.
Pensione di vecchiaia 2023, perché 67 anni di età possono non bastare
Non raggiungere una pensione così elevata come importo produce un effetto per i diretti interessati. Non potranno accedere alla pensione anticipata contributiva in nessun caso, nonostante abbiano completato sia i 64 anni di età che i 20 anni di contributi versati. In questo caso i lavoratori devono attendere i 67 anni di età sempre con 20 anni di contributi versati. Ma in questo caso la pensione minima da ottenere scende ad 1,5 volte l’assegno sociale. L’assegno infatti deve essere liquidato per un importo che nel 2022 era pari a 703 euro al mese, mentre nel 2023 diventerà superiore ai 750 euro sempre al mese. Infatti serve che la prestazione sia pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale.
L’ultima via di uscita i 71 anni di età
Gli scenari quindi per i contributivi puri sono assolutamente variabili e ricchi di incertezze e aspettative. Chi scollinerà dai 64 anni di età, non potendo uscire per via dell’importo della prestazione, dovrà guardare oltre. Dovrà puntare ai 67 anni di età. Ma se l’importo è davvero basso, non ce la faranno nemmeno con la pensione di vecchiaia ordinaria. In questo caso si passa dai 64 anni di età della anticipata contributiva, ai 67 anni della vecchia ordinaria e si finisce con la pensione di vecchiaia a 71 anni di età. In quel caso infatti l’importo della pensione non ha più effetto sul diritto alla prestazione. E inoltre dai 20 anni di contributi versati previsti si scende a soli 5 anni.