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In pensione con 36, 37 o 38 anni di contributi, ecco una via alternativa

Ecco chi può andare in pensione con 36, 37 o 38 anni di contributi completando le carriere con le opportunità che la noramativa offre.

Le pensioni anticipate ordinarie, la quota 41, l’Ape sociale, Opzione Donna, quota 103. Sono queste le misure di pensionamento che permettono di anticipare l’uscita rispetto ai 67 anni delle pensioni di vecchiaia. Per completare i percorsi che servono ad ognuna di queste misure, è necessario in alcuni casi completare la giusta età anagrafica insieme all’età contributiva, mentre in altri casi è necessario completare solo il giusto periodo di versamento. In genere servono molti anni di contributi per anticipare le uscite. E chi per pochi anni non ci riesce? Ecco alcune soluzioni alternative offerte dal sistema pensioni italiano.

In pensione con 36, 37 o 38 anni di contributi, ecco una via alternativa

C’è chi ha versato 37 anni e 10 mesi di contributi e si trova esattamente con 5 anni mancanti alla pensione anticipata ordinaria. Oppure a poco più di 3 anni dalla pensione di quota 41. Ma c’è anche chi non arriva nemmeno ai 30 anni che per alcune categorie vale l’Ape sociale a partire dai 63 anni e 5 mesi di età. In termini pratici, ci sono lavoratori che per poco non completano le carriere che servono alle pensioni e quindi, se non trovano soluzioni diverse, devono rimandare le uscite anche di diversi anni. Ma sono proprio le soluzioni quelle che oggi andremo ad analizzare. Perché andare a completare una carriera lavorativa anche senza lavorare, è una possibilità.

Fino a 5 anni in più con la Pace Contributiva

Il primo strumento è la Pace contributiva. Nel 2024 e nel 2025 sarà possibile andare a recuperare fino a massimo 5 anni di contribuzione versando autonomamente i 5 anni mancanti. Ma solo per chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 e solo se 5 anni sono assolutamente vuoti da qualsiasi copertura. In questo modo, pagando il corrispettivo che varia in base all’aliquota contributiva del fondo a cui si chiede il riscatto ed in base alla media retributiva degli ultimi 12 mesi di carriera, recuperare 5 anni è possibile. Godendo tra l’altro della possibilità di pagare a rate questi contributi e scaricando dal reddito il corrispettivo pagato in ciascun anno di versamento.

Volontari o riscatto, ecco le soluzioni

Chi non rientra nella pace contributiva ma ha frequentato l’Università ottenendo la laurea può riscattare i periodi di studio. E fino a cinque anni. Il riscatto della laurea prevede il versamento del relativo onere che può essere ridotto dalla versione agevolata del riscatto della laurea. Infatti per i periodi di studio dal 1996 in poi, si può riscattare la laurea in maniera agevolata, pagando un corrispettivo inferiore alla via ordinaria. Il corrispettivo previsto è basato sulle regole di calcolo dei contributi nel fondo pensionistico a cui si presentano le domande di riscatto. Anche in questo caso, i versamenti sono agevolati dal punto di vista fiscale, con la possibilità di scaricarli dal reddito. E si possono versare a rate. Infine, nulla vieta al lavoratore di chiedere all’INPS la prosecuzione volontaria dei versamenti. Significa che un lavoratore può chiedere all’INPS di proseguire a versare i contributi anche se non lavora più. Godendo dei privilegi fiscali e rateali e riempiendo la sua carriera dei contributi che mancano alla quiescenza.