In quest’ultimo periodo piace molto parlare di pensione a quote. E spunta la quota 102 flessibile, la quota 103 e addirittura la quota 104. E’ esistita la quota 100 e, a suo tempo, la quota 96, esiste tutt’ora la quota 97,6 di cui nessuno parla. Ed è ancora in vigore una quota 41 che altro non è che la pensione anticipata per lavoratori precoci.
Piace parlare di quote perché confonde i lavoratori e fa pensare a forme previdenziali innovative. E allora perché non parlar anche di quota 93?
La quota 93 nel 2023, ma solo per questa categoria
Parliamo quindi della quota 93 che già esiste. Una pensione 58+35 in vigore, ormai, dal 2004. Prorogata di anno in anno con rinnovi stressanti che non lasciano pianificare nel tempo il pensionamento.
Si tratta dell’Opzione donna che il Governo ha annunciato voler rinnovare anche per il 2023. Una pensione sicuramente “facile” da raggiungere visto che richiede un numero abbastanza modesto di anni di contributi e permette il pensionamento a 58 anni per le lavoratrici dipendenti. Per le autonome ne richiede 59 di anni, ed allora, in questo caso si trasforma in una quota 94. Ma fa lo stesso.
L’Opzione donna, però, anche se appetibile per molte lavoratrici è una misura altamente penalizzante soprattutto perché richiede un ricalcolo contributivo dell’assegno spettante. Ma ad ogni rinnovo diventa meno penalizzante, perché coinvolgendo donne nate sempre un anno dopo avranno sicuramente meno anni versati nel sistema retributivo e, quindi, meno da perdere nel cogliere questo tipo di pensionamento.
Il rinnovo dovrebbe aprire le porte al pensionamento con Opzione donna a chi riesce a raggiungere il requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2022 e di fatto, quindi, alle dipendenti nate entro il 1964 e alle autonome nate entro il 1963.