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In pensione nel 2024 con 36,7 anni di contributi, meglio della nuova Ape a 63,5 anni di età

Ecco una alternativa alla pensione a 63,5 anni di età se si arriva a 36,7 anni di contributi.

In pensione nel 2024 con una misura simile all’APE sociale è ciò che il governo sembra intenzionato a varare. Ma rispetto alla misura precedente, l’età passa da 63 a 63 anni e 5 mesi. E probabilmente per tutti gli interessati, che non sono l’intera generalità dei lavoratori, si andrà con 36 anni di contributi. Questa la novità della misura flessibile introdotta dal governo nella manovra di fine anno. Ma con qualche mese di lavoro in più ci saranno lavoratori che potranno andare in prepensionamento, senza dover passare da una misura che come vedremo è penalizzante. E soprattutto, senza alcun limite anagrafico.

La nuova pensione a 63 anni, ecco cosa si va a perdere uscendo con 36 anni di contributi

La pensione nel 2024 sarà ancora possibile per le medesime categorie che nel 2023 avevano accesso all’Ape sociale. Ma non più a 63 anni esatti, bensì a 63 anni e 5 mesi. La misura si rivolgerà ancora una volta ad invalidi, a caregivers, a lavori gravosi e a disoccupati. Ma per tutti serviranno 36 anni di contributi. Per il resto la misura resta vincolata a determinati limiti. Si parte dal fatto che non esiste tredicesima. Inoltre, la misura non prevede indicizzazione, maggiorazioni, reversibilità e assegni familiari. Infine, non si può prendere una pensione più alta di 1.500 euro. Tutti questi vincoli sono a carico del pensionato fino ai 67 anni di età.

Con 7 mesi di lavoro in più, se l’azienda è quella giusta, ecco il contratto di espansione

Servono 36 anni di contributi per la pensione con la nuova Ape sociale, ma soprattutto serviranno 63,5 anni di età e rientrare nelle 4 categorie di beneficiari. Tutti vincoli che se un lavoratore è in servizio presso aziende che hanno attivato il contratto di espansione, non ci sono. E non ci sono tutti gli altri vincoli prima citati come la tredicesima, le maggiorazioni e così via dicendo. Ma in questo caso la pensione viene finanziata dall’azienda, anche se pagata mensilmente dall’INPS. Serve un accordo tra aziende e sindacati in sede ministeriale. La misura è il classico assegno di prepensionamento, con tanto di incentivo all’esodo o alla gestione degli esuberi. Con il contratto di espansione, con 7 mesi di contributi in più, si può uscire tra l’altro, senza alcun limite di età.