La riforma Fornero è la causa dei principali mali del sistema pensionistico italiano. Questo è ciò che pensano la maggior parte dei lavoratori che si scontrano con le pesanti regole di pensionamento oggi in vigore. Ma c’è anche chi pensa che la riforma Fornero sia stata il toccasana dei mali del sistema, perché se si regge ancora in piedi il sistema lo deve proprio ai sacrifici imposti dalla legge Fornero. Correnti di pensiero diverse, che possono essere condivise o meno ma che hanno un minimo comune denominatore. Il fatto che le pensioni dal 2012 ad oggi si sono inasprite è un dato certo. Che sia stato un bene o un male cambia in base alla corrente di pensiero. Ma oggi analizziamo cosa nel 2025 i pensionati potranno fare per anticipare l’uscita dal lavoro sfruttando le misure alternative alle pensioni di vecchiaia che per via della Fornero ormai sono arrivate a 67 anni di età. O alle pensioni anticipate che sempre per via della stessa legge sono arrivare a 43,1 anni di contributi, finestra di 3 mesi compresa.
In pensione senza la riforma Fornero, ecco chi può aggirare l’ostacolo
Per esempio i nati nel 1961 che nel 2025 compiranno i loro 64 anni di età, con almeno 20 anni di contributi di cui il primo non antecedente il 1996, potranno andare in pensione. E la misura si chiama pensione anticipata contributiva. Che spetta a chi riesce ad ottenere un trattamento pari a 3 volte l’assegno sociale. Se l’interessato è una lavoratrice che ha avuto dei figli la pensione anticipata contributiva si centra a 64 anni di età con un trattamento pari a 2,8 volte l’assegno sociale con un solo figlio avuto e pari o superiore a 2,6 volte l’assegno sociale con più figli avuti.
Alternative alla riforma Fornero, ecco alcune soluzioni
Sempre per le lavoratrici che hanno avuto dei figli c’è anche lo sconto di 4 mesi a figlio fino a massimo 16 mesi per chi ha avuto 4 o più figli da sfruttare sia sulla pensione di vecchiaia che sulla pensione anticipata. Uscendo quindi da 4 a 16 mesi prima di compiere i 64 anni per le pensioni anticipate contributive o a 67 anni per le pensioni di vecchiaia, ma sempre per chi non ha versamenti prima del 1996.
Una via alternativa ai requisiti ordinari resterà nel 2025 l’Ape sociale.
La misura continuerà a riguardare i disoccupati, gli addetti ai lavori gravosi, gli invalidi o i caregivers. L’Ape sociale prevede almeno 63,5 anni di età e una carriera contributiva pari a 30 o 36 anni rispettivamente per invalidi, caregivers e disoccupati o per gli addetti ai lavori gravosi.
Ecco le misure che permettono una pensione in anticipo nel 2025
Le stesse categorie che rientrano nell’Ape sociale possono avere accesso alla quota 41 per i precoci. Anche questo un canale di pensionamento anticipato da utilizzare in alcuni casi nel 2025. Basteranno 41 anni di versamenti, di cui almeno un anno versato prima dei 19 anni di età. E con 41 anni di versamenti c’è anche l’alternativa della quota 103. Prestazione quest’ultima che può essere fruita al compimento dei 62 anni di età e come detto, con almeno 41 anni di contributi. Non si può non parlare anche di opzione donna come alternativa alle pensioni ordinarie assoggettate alla riforma Fornero. Invalide, caregivers, alle prese con crisi aziendali o licenziate da aziende in crisi, possono andare in pensione a 59 anni. Solo per invalide e caregiver per uscire a 59 anni serve che abbiano avuto più figli. Con un solo figlio invalide e caregiver escono a 60 anni e senza figli a 61 anni. Servono almeno 35 anni di contributi. Le predette età anagrafiche alla pari dei contributi vanno centrate entro la fine del 2024 per poter andare in pensione entro la fine del 2025.