Quando una persona è affetta da una patologia che lo mette in seria difficoltà per quanto concerne la vita di tutti i giorni o la vita lavorativa, può chiedere il riconoscimento dell’invalidità all’INPS. Se la situazione è grave naturalmente, il disabile diventa soggetto a cui si applicano le prestazioni assistenziali previste fino all’indennità di accompagnamento.
Ma se la patologia non è talmente grave da rendere l’invalido un soggetto con totale riduzione della capacità lavorativa al 100%, ecco che si aprono scenari diversi. Ovvero che il disabile può comunque continuare a lavorare come prima.
Magari venendo collocato in un posto di lavoro più consono alle sue difficoltà sopraggiunte, ma sempre lavorando. Ed in questo caso si può godere di un vantaggio dal punto di vista contributivo. Che permette agli invalidi di andare in pensione prima. Basti pensare a chi si trova con qualche mese o qualche anno di contributi mancanti ai 20 anni minimi richiesti per alcune prestazioni pensionistiche.
Invalidi in pensione prima, basta sfruttare un vantaggio sui contributi versati all’INPS
Per diventare invalido e godere dei benefici che anche la normativa previdenziale prevede, bisogna passare dal certificato medico introduttivo del medico di famiglia.
Poi bisogna passare dal Patronato con la copia del certificato, i propri documenti di riconoscimento e tessera sanitaria e la copia di trasmissione telematica del certificato. Tutto questo per presentare domanda all’INPS. Finita la procedura di domanda, bisogna aspettare l’SMS o la lettera a casa con cui si viene convocati a visita medica presso la Commissione Medica Invalidi Civili.
I commissari passano la visita e rilasciano un verbale dove vengono riportate le decisioni della Commissione con il grado di invalidità assegnato al richiedente. Se questo grado è almeno pari al 74%, a prescindere dalla legge 104 o meno, l’interessato oggi può avere accesso alla pensione a 63,5 anni di età con l’Ape sociale, a quella con 41 anni di contributi e senza limiti di età per la quota 41 per i precoci. E se è una lavoratrice, oltre alle due misure già citate, c’è anche un’opzione donna.
Sono queste tre le misure che consentono ad un invalido di avere accesso alle pensioni prima del previsto, ovvero senza dover attendere per forza di arrivare ai 42,10 anni delle pensioni anticipate o ai 67 anni delle pensioni di vecchiaia.
Invalidi al 74%, ecco quando i contributi valgono di più
Col 75% di invalidità però c’è un’altra condizione di vantaggio, che però deve essere richiesta quando è il momento di andare in pensione. Perché durante la fase di istruttoria della domanda di pensionamento a prescindere dalla misura, c’è da indicare all’INPS eventuali situazioni che danno diritto a qualcosa in più da poter sfruttare. Una di queste è proprio la condizione di invalidità.
Infatti c’è un modo per far valere di più alcuni periodi di contribuzione. E sono gli invalidi ad avere diritto a questa maggiorazione contributiva. Quanti invalidi con il 75% o oltre lavorano ancora? Sicuramente sono molti e sono stati sempre molti. Ogni anno di lavoro svolto dopo il riconoscimento dell’invalidità vale 2 mesi in più. Questa è la maggiorazione che, come detto, il lavoratore deve richiedere nel momento in cui presenta domanda di pensione. I 2 mesi di maggiorazione ogni anno di lavoro svolto (ma valgono anche le frazioni di anno), possono garantire anche a chi si trova senza la giusta carriera per andare in pensione, di raggiungere le soglie minime.
Quindi, l’accesso alla pensione può essere più semplice sfruttando quanto previsto dall’articolo numero 80 comma 3 della legge numero 388 del 2000. Proprio questa è la norma che offre 2 mesi di contributi figurativi in più per ogni anno di lavoro svolto dopo il riconoscimento dell’invalidità civile almeno al 74%. Contribuzione figurativa utile a raggiungere il diritto alla pensione.
Magari per arrivare a 20 anni di contributi. Per esempio chi ne ha maturati 19, a 67 anni si troverebbe senza il diritto alla pensione di vecchiaia visto che il requisito contributivo minimo dei 20 anni è vincolante. Ma se per esempio ha lavorato 6 anni dopo il riconoscimento della disabilità al 75%, e fa fede il verbale della Commissione Medica Invalidi Civili, può avere diritto alla pensione dal momento che questi 6 anni valgono 7 anni. Ma solo per il diritto alla pensione. Perché la maggiorazione non vale sul calcolo della prestazione. Significa che non si prendono più soldi.