La presidente del consiglio Giorgia Meloni mette a rischio la pensione degli italiani, minando le poche certezze che ci sono in ambito previdenziale. Ecco cosa cambia nel 2025 e cosa potrebbe cambiare negli anni successivi.
Le politiche economiche adottate dal governo di Giorgia Meloni stanno suscitando non poche preoccupazioni, soprattutto per quanto riguarda il futuro delle pensioni. Il sistema previdenziale, già messo sotto pressione dalla crisi economica, dalle difficoltà demografiche e politiche, potrebbe subire modifiche significative a partire dal 2025, con potenziali conseguenze per milioni di pensionati e lavoratori. Ma cosa sta succedendo davvero e cosa cambia concretamente per chi deve andare in pensione nel prossimo futuro?
Le sfide del sistema pensionistico italiano
L’Italia si trova da anni a fronteggiare una crescente difficoltà nel mantenere il proprio sistema pensionistico in modo sostenibile, a causa dell’invecchiamento della popolazione, della bassa natalità e di una disoccupazione giovanile ancora troppo alta. Attualmente, le pensioni sono garantite da un sistema che ancora tiene e dal fatto che si stiamo dirigendo, anno dopo anno, verso il sistema contributivo, che prevede che l’importo della pensione dipenda dai contributi versati durante la carriera lavorativa. Tuttavia, il sistema previdenziale ha risentito della crisi economica e sempre più spesso l’INPS è costretto a ricorrere al debito pubblico per coprire le spese.
Nel suo programma, Giorgia Meloni ha fatto riferimento a una serie di interventi, ma le sue politiche in materia pensionistica sembrano destare preoccupazione soprattutto per il rischio di modifiche che potrebbero mettere in difficoltà i più vulnerabili. Ma cosa c’è in programma per il 2025?
La riforma delle pensioni: uno sguardo a cosa cambia
Una delle proposte più discusse riguarda la possibilità di modificare la Legge Fornero, che ha alzato l’età pensionabile e introdotto criteri di calcolo più stringenti per le pensioni. L’esecutivo di Giorgia Meloni aveva promesso di rivedere la legge (anche di abolirla e superarla, veramente), cercando di alleggerire il peso per i lavoratori che hanno una carriera professionale più lunga, soprattutto per quelli che raggiungono le soglie di pensionamento anticipato prima dei 67 anni.
Nel 2025 grandi novità non ce ne sono, sono state prorogate le misure flessibili già presenti nel 2024, ma c’è da dire che anche per quest’anno di riforma delle pensioni non se ne è parlato. Tutto è rimandato al prossimo anno.
Le pensioni più basse sono a rischio
Un altro cambiamento potenziale, che si potrebbe verificare in un futuro anche non troppo lontano, è la riduzione dei contributi previdenziali per i giovani (sgravi contributivi per chi assume), una misura che si inserisce nel tentativo di stimolare l’occupazione giovanile e l’auto-imprenditorialità. Sebbene questa misura sia vista positivamente da molti come un incentivo per l’ingresso nel mercato del lavoro e per incentivare le assunzioni, essa comporta un rischio a lungo termine: se i giovani versano contributi inferiori, ciò potrebbe significare pensioni future più basse (da considerare che già si ricade nel sistema contributivo che garantisce una pensione nettamente più bassa). Questo aspetto potrebbe rivelarsi particolarmente problematico per le future generazioni, che già rischiano di avere pensioni insufficienti a garantire una vita dignitosa.
Con l’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e l’introduzione di misure di austerità, in futuro potrebbe esserci un riallineamento delle modalità di calcolo delle pensioni. In particolare, potrebbe essere ridefinito il sistema di pensionamento per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti, categoria spesso penalizzata dal sistema attuale. Se il governo Meloni dovesse proseguire con la revisione, ci sarebbero effetti anche per chi lavora nel settore privato, con possibilità di modifiche alle aliquote contributive e al trattamento fiscale sui redditi da pensione.
Le conseguenze per i pensionati
Molti osservatori temono che i cambiamenti proposti dal governo Meloni possano tradursi in tagli alle pensioni più basse o nella riduzione di altre forme di sostegno a chi vive con una pensione minima. Se le risorse a disposizione per il sistema previdenziale dovessero diminuire, le pensioni più basse rischiano di essere ancora più penalizzate.
La vera sfida si gioca però sul fronte delle future generazioni di pensionati. Se le riforme proposte non terranno conto dell’impoverimento economico di ampie fasce della popolazione, si potrebbe assistere a un forte squilibrio tra le pensioni attuali e quelle future. Con un mercato del lavoro precario, un tasso di natalità in calo e l’aumento della vita media, il rischio è che molti italiani si trovino con pensioni insufficienti a garantire un tenore di vita decoroso, un problema che diventerà sempre più evidente a partire dal 2025.
Le pensioni in Italia sono un tema cruciale, che merita una riflessione attenta e un intervento riformatore che non penalizzi i più deboli. Le politiche proposte dal governo Meloni, se non ben calibrate, potrebbero mettere a rischio la sicurezza economica di milioni di pensionati e lavoratori, soprattutto quelli più giovani e meno protetti. Se il governo vuole davvero tutelare il futuro delle pensioni, sarà necessario trovare un equilibrio tra riforme necessarie a mantenere il sistema sostenibile e il garantire un adeguato supporto per le categorie più vulnerabili. Solo così l’Italia potrà evitare che il sistema previdenziale diventi un peso insostenibile per le prossime generazioni.
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