La pensione flessibile è un argomento sempre di attualità quando si parla di riforma delle pensioni. E lo è anche oggi visto che siamo alle porte di una legge di Bilancio che potrebbe avere alcune novità pensionistiche (difficile però che ci siano novità sostanziali, anzi, è più facile che si arrivi al nulla di fatto per la riforma delle pensioni).
I sindacati parlano di inserire nel sistema una più marcata flessibilità in uscita. I lavoratori vorrebbero maggiore flessibilità in uscita. Perfino il pool di esperti del CNEL ha prodotto una sorta di anticipazione di proposta di riforma delle pensioni che ha nella flessibilità dai 64 ai 72 anni il principio cardine.
Oggi però già c’è una misura flessibile che permette di andare in pensione a 62 anni. Solo che per come funziona, per le penalizzazioni che prevede e per l’elevato numero di contributi che servono, flessibile non la considera nessuno. Eppure ci sarebbe un modo per sfruttare questo canale di uscita prendendo la migliore pensioni possibile a 62 anni e senza perdere un euro di trattamento.
Cristallizzazione del diritto anche se la misura è stata solo modificata e non cessata
Anche nel 2024 esiste una misura flessibile che offre la possibilità per molti lavoratori di centrare la pensione a 62 anni. la misura è la quota 103. Una misura che il governo ha rinnovato per il 2024 inasprendo le regole di calcolo e rendendola meno favorevole rispetto alla versione precedente. Molti lavoratori possono continuare a sfruttare la possibilità di andare in pensione a partire dai 62 anni con la quota 103, ma c’è chi può evitare gli inasprimenti andando a chiedere la vecchia versione della misura. Sfruttando la cristallizzazione del diritto che evidentemente vale anche per questa misura. Chi pensa che la cristallizzazione vale solo per le misure che sono scomparse dai radar perché cessate, sbaglia. La cristallizzazione vale anche per le misure semplicemente correte dai legislatori.
La migliore pensione possibile a 62 anni di età e senza perdere un euro di trattamento
Il diritto maturato mentre una misura funzionava in un certo modo, viene garantito ai lavoratori anche se la misura l’anno successivo viene modificata. Una regola che vale anche per la pensione a 62 anni con la quota 103.
La misura permette di accedere alla pensione a 62 anni con 41 anni di contributi. Ma è flessibile perché quelle prima citate sono solo le due soglie minime. La quota 103 nel 2024 si centra a condizione di aver raggiunto sia i 62 anni di età che i 41 anni di contributi quest’anno. Ma chi li ha centrati già lo scorso anno, evidentemente ha diritto ad andare in pensione con la vecchia quota 103. Perché come vedremo è nettamente migliore della nuova.
Cosa cambia tra quota 103 del 2023 e quota 103 del 2024
Oltre all’età ed ai contributi, l’altra cosa rimasta inalterata tra le due versioni è il divieto di cumulo dei redditi della pensione di quota 103 con i redditi da lavoro. Escluso però il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo. La pensione a 62 anni di quota 103 nel 2024 è diversa dalla versione 2023 per le regole di calcolo.
Per la quota 103 del 2023 il calcolo della pensione era con il sistema misto (retributivo fino al 1996 e contributivo dopo o retributivo fino al 2011 e contributivo dopo per chi ha almeno 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995). Invece per la quota 103 del 2024 la pensione a 62 anni è calcolata con il sistema contributivo.
Inoltre la pensione di quota 103 nel 2023 poteva arrivare ad un importo fino a 5 volte il trattamento minimo. Nel 2024 la pensione a 62 anni di quota 103 può arrivare invece ad un importo fino a 4 volte il trattamento minimo. Chi ha raggiunto i 62 anni di età ed i 41 anni di contributi nel corso del corrente anno, non può farci nulla. Chi invece c’è riuscito entro il 31 dicembre 2023, può salvarsi da queste penalizzazioni.