Anche nel 2024 si potrà andare in pensione con l’anticipo pensionistico sociale da cui l’acronimo di Ape social. La misura infatti è stata confermata dal governo Meloni e quindi sarà attiva anche l’anno venturo. L’età di uscita però cambia passando dai 63 anni di oggi ai 63 anni e 5 mesi a partire da gennaio 2024. Per il resto la misura non cambia struttura è così che il lavoratore che intende andare in pensione con questa misura deve quantificare bene i pro e contro della stessa misura. Ecco un dettagliato quadro di ciò che un lavoratore dovrebbe considerare.
La pensione a 63 anni e 5 mesi nel 2024, ecco cosa ci guadagna e cosa ci rimette il pensionato
Chi esce dal lavoro con l’Ape sociale esce nettamente in anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia ordinaria. Nel 2024 l’anticipo diventa meno favorevole. Ma resta comunque piuttosto importante. Infatti con la conferma nella legge di Bilancio dell’Ape sociale, l’età minima da centrare per poter sfruttare la misura passa da 63 anni a 63 anni e 5 mesi. Il vantaggio di questa misura è tutto qui, cioè nell’età di uscita che effettivamente è abbastanza favorevole rispetto ai 67 anni di età della pensione di vecchiaia ordinaria. Per il resto la misura è piena di limitazioni e vincoli che dovrebbero essere considerati da chi ha un’alternativa al pensionamento ovvero da chi ha un lavoro che può continuare a svolgere.
Tutti i limiti dell’Ape sociale
Chi uscirà dal lavoro nel 2024 con l’Ape sociale a 63 anni e 5 mesi, dovrà sottostare ad una serie di limitazioni molto particolari. La misura si centra con 36 anni di contributi versati per i lavori gravosi. Basteranno invece 30 anni probabilmente, per invalidi, caregiver e disoccupati, anche se si ragiona se allargare a tutti il vincolo dei 36 anni di contributi da racimolare come previsto per i lavori gravosi. Le limitazioni di cui parlavamo sono diverse. Innanzitutto la misura non può superare i 1.500 euro al mese di importo. Inoltre con l’Ape sociale non si prende la tredicesima mensilità e la misura per tutti gli anni in cui viene percepita non si adegua al tasso di inflazione. In altri termini ciò che si prende nel 2024 si prenderà fino al compimento dei 67 anni di età. Nessun adeguamento all’aumento del costo della vita. Inoltre la misura non è reversibile ai superstiti, non prevede le maggiorazioni sociali, l’integrazione al trattamento minimo e nemmeno gli assegni per il nucleo familiare.