La pensione e lo stipendio perdono potere di acquisto. Il problema grave è sempre questo, lo dicono i sindacati, lo dicono le opposizioni e i cittadini stentano ad arrivare a fine mese. Ma adesso ecco la sorpresa, la pensione vale di più, come anche lo stipendio. Perché questa considerazione? Perché lo dice l’ISTAT, o meglio, così qualcuno interpreta i dati Istat di gennaio, per l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività altrimenti conosciuto con l’acronimo di NIC. Come si legge sul quotidiano il Giornale, ciò che conta è che cala il carrello della spesa, o meglio, le stime di aumento sono superiori alla realtà.
La pensione vale di più, ecco la sorpresa di gennaio
Il NIC aumenta dello 0,6% a gennaio rispetto al dicembre precedente. Ma va anche detto che rispetto a gennaio di un anno fa, l’aumento è dell’1.5%. Ciò che sale maggiormente sono i beni energetici, mentre i beni che sul quotidiano sopracitato chiamano ricreativi o culturali sono saliti di poco. Parliamo di beni per la cura delle persone. Per i trasporti c’è un calo della stima di crescita dei prezzi, perché i servizi relativi ai trasporti pare siano saliti di 1,1 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni.
Il parere delle associazioni dei consumatori
Per quanto concerne i beni alimentari, il tasso è stabile. La frenata rispetto alle previsioni c’è stata quindi. Solo che alla fine dei conti parliamo pur sempre di aumento dell’inflazione e non di decremento. Questo significa che stipendi e pensioni valgono di più ma per il solo fatto che il salasso di quelle che erano le previsioni, non c’è stato. E le associazioni dei consumatori, come scrivono sul Giornale, anche in una fase di stabilità inflattiva, sono preoccupate.
Basti pensare a cosa dice il Codacons, secondo cui anche l’1,5% in più di rialzo vale circa 500 euro di spesa all’anno in più per le famiglie.
Pensioni più basse vittime dell’inflazione, anche se minima
Se parliamo di pensioni però è inevitabile finire con il parlare degli importi delle pensioni. Perché stime alla mano, oltre il 20% dei trattamenti è sotto 500 euro al mese, mentre il 35/37% è sotto sopra 500 euro ma sotto i 1.000 euro. Evidente che siano queste fasce della popolazione dei pensionati a subire maggiormente incrementi significativi del carrello della spesa. Perché a conti fatti le spese di una famiglia, se consideriamo quelle necessarie per vivere sono identiche a parità di nucleo familiare. Ecco perché la pensione vale di più se l’inflazione scende, mentre anche se sale poco, ogni aumento anche piccolo mina la stabilità economica di chi prende quelle pensioni così basse.