pensione pensione

La quota 41 per tutti 2023 modifica la quota 41 precoci?

Quali rischi corrono disoccupati, caregiver, invalidi e gravosi con la nuova quota 41 del 2023?

La preoccupazione di molti, in questo momento, è che la proposta di introdurre una pensione a 61 anni con 41 anni di contributi possa portare qualche sostanziale modifica alle misure attualmente in vigore. La pensione che si sta pensando di introdurre a 61 anni, infatti, è stata chiamata “quota 41 per tutti” e la preoccupazione è che in qualche modo possa andare a cambiare quella in vigore per i precoci. Perchè, ovviamente, sarebbe più penalizzante.


La quota 41 precoci, infatti, permette l’accesso indipendentemente dall’età al raggiungimento dei 41 anni di contributi ma solo a chi ha versato almeno 12 mesi di contributi prima di compiere i 19 anni di età. E necessita l’appartenenza a determinati profili di tutela che vedremo in seguito.
La cosiddetta quota 41 per tutti, invece, pur non richiedendo l’appartenenza alla categoria dei precoci necessita di almeno 61 anni di età e questo potrebbe essere penalizzante per chi ha iniziato a lavorare molto giovane.


Nuova quota 41 penalizzante per i precoci


Per chi è invalido, caregiver, disoccupato o gravoso e al contempo ha iniziato a lavorare prima della maggiore età la nuova quota 41 è penalizzante. Perchè richiederebbe una permanenza al lavoro più lunga rispetto alla pensione per precoci.


Ma ci teniamo a sottolineare che si tratta di due misure distinte e separate che non influiranno una sull’altra. Mentre la nuova quota 41 altro non è che una modifica apportata all’attuale quota 102 (61 + 41) con un innalzamento dei contributi e un abbassamento dell’età, la quota 41 precoci è una misura strutturale che, almeno al momento, non verrà modificata in alcun modo.
Per apportare una modifica alla quota 41 precoci, infatti, servirebbe una riforma strutturale che, al momento, il Governo non ha certamente il tempo di affrontare.