Pensione subito, anche con 3 anni di sconto e con solo 20 anni di contributi versati, ecco la verità Pensione subito, anche con 3 anni di sconto e con solo 20 anni di contributi versati, ecco la verità

La riforma delle pensioni parte dalle modifiche a 64 anni

La riforma delle pensioni parte dalle modifiche a 64 anni soprattutto sulla carriera contributiva che deve essere più corta di oggi.

Flessibilità a 64 anni, ma con una dote contributiva più bassa di oggi. Uno degli argomenti caldi sul tavolo della riforma delle pensioni era e resta ancora oggi la flessibilità in uscita. Lasciare il lavoro prima, magari aprendo a vie di uscita ad età più basse di oggi e con meno anni di contributi. Molto dipenderà dai soldi disponibili, come sempre. Perché potrebbe determinare un netto cambio di rotta rispetto ai requisiti di oggi.

La riforma delle pensioni parte dalle modifiche a 64 anni

Passare ad una uscita flessibile a 64 anni non è una ipotesi da scartare per la nuova riforma delle pensioni. Oggi con la quota 103 il governo ha deciso di passare a concedere uscite a 62 anni di età. Ma la quota 103 è una via di mezzo tra una pensione anticipata classica, come età, ad una anticipata rigida come contribuzione previdenziale versata. Significa che la misura come età di uscita a 62 anni è davvero buona. Ma non lo è per i contributi. Infatti 41 anni sono una soglia piuttosto alta e complicata da dover centrare. Una soglia che è nettamente più alta della precedente quota 102, quando bastavano 38 anni di contributi anche se con due anni di età in più, cioè a 64 anni. Assecondare i sindacati, che vorrebbero uscite a 62 anni con 20 anni di contribuzione minima è esagerato. Ed ecco che tornare al fatto che la riforma delle pensioni parte dalle modifiche a 64 anni non è esercizio azzardato.

La flessibilità della pensione, cos’è?

La riforma delle pensioni parte dalle modifiche a 64 anni quindi, con una età che finirebbe con l’essere esattamente una via di mezzo tra l’età dell’Ape sociale e quella della vecchia quota 102. Ma riducendo sensibilmente la carriera necessaria per poter accedere alla quiescenza che dovrebbe scendere, se non a 20 anni, quanto meno sotto i 30. Almeno stando a ciò che chiedono molti lavoratori, che soprattutto di questi tempi, non hanno una carriera alle spalle tale da garantire oltre 38 anni di contribuzione.