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La tassa occulta che pochi conoscono e che tutti paghiamo, ecco qual è

Una tassa occulta che conoscono in pochi, ma che pagano tutti. Vediamo di cosa si tratta e perchè dobbiamo pagarla.

Esiste una tassa occulta che paghiamo sicuramente tutti, ma che pochi conoscono e sanno di pagare. Di cosa si tratta? Di una tassa che grava su smartphone, computer, memorie portatili, chiavette USB e altri dispositivi di memoria simili.

Ogni volta che si acquista uno smartphone circa 5 euro del prezzo che paghiamo servono a finanziare una tassa alla SIAE chiamata Equo compenso. Ma quello che non tutti sanno è che la stessa tassa è dovuta anche quando si acquista un tablet, un computer, un hard disk o una qualsiasi memoria, come le chiavi USB o la memoria del computer.

Perché si paga la tassa occulta alla SIAE?

La SIAE pretende il pagamento dell’equo compenso per essere indennizzata poiché da per scontato che sulle memorie che possediamo opere coperte dal Copyright. Un indennizzo, quindi, per il possesso di musica sullo smartphone o ebook pirati scaricati sulla memoria del Tablet o del Pc.

La cosa buffa è che il balzello è dovuto da tutti, anche se no si detiene nessuna opera coperta da Copyright. Si tratta di una tassa che la SIAE obbliga a versare (e che incide sul costo di acquisto di tutti i dispositivi sopra riportati) solo per il fatto che avendo spazio di memoria in cui archiviare i dati, potresti archiviare le opere con il Copyright.

Può accadere, infatti, che un lavoratore compri una memoria USB per archiviare solo ed esclusivamente file creati sul posto di lavoro, per salvarli da una eventuale rottura del computer o dell’hard disk in cui sono contenuti. Ma quel lavoratore è tenuto al pagamento dell’indennizzo alla SIAE anche se per tutta la durata di utilizzo della chiavetta USB non le faccia mai contenere opere coperte da Copyright.

Tra l’altro va sottolineato che l’equo compenso alla SIAE lo paga su questi dispositivi anche chi pur possedendo un opera coperta da Copyright ne abbia acquistato regolare licenza.

Un balzello fuori dal tempo

L’equo compenso dovuta alla SIAE contrasta e si scontra con tutte le esigenze e le caratteristiche del nostro tempo visto che oggi esistono licenze collettive. Sono superati, ormai, i tempi in cui si scaricava musica pirata per archiviarla nelle proprie memorie, e non si archiviano neanche più filmati o video.

Ormai la musica e i fil si fruiscono da piattaforme a pagamento, come Spotify, Netflix, Apple Music, Prime Video che, anche se consentono il download di canzoni e film, sono comunque piattaforme a pagamento (che già pagano, quando sono dovuti, i diritti alla SIAE.

L’Equo compenso, quindi, come le accise sul carburante, è solo una vecchia tassa che continuiamo a portarci dietro anche se erano valide e applicabili in un tempo ormai passato.

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