Quando si parla di pensioni, perequazione, indicizzazione e rivalutazione, i punti di vista sono sempre differenti. Fermo restando che da anni il sistema che adegua le pensioni al tasso di inflazione è sempre lo stesso, cioè preservare al 100% il potere d’acquisto delle pensioni più basse e penalizzare quelle più alte, pochi comprendono ciò che alcuni pensionati hanno perduto soprattutto nel 2024.
La perequazione del 2024 è stata fatta sulla base di 6 fasce e con tagli davvero pesanti per le pensioni più alte. Pochi come dicevamo, sanno bene quantificare cosa effettivamente è successo a determinate pensioni. Perché se è vero che chi ha di più deve pagare di più come sostiene la sinistra, anche sulle pensioni questo ragionamento basato sul principio di solidarietà può essere applicato alla perfezione.
I pensionati con assegni più alti, godono di un adeguamento delle pensioni più basso all’aumento del costo della vita.
In attesa che si esprima la Corte Costituzionale a cui hanno chiesto il parere sulla presunta incostituzionalità di questi tagli, adesso andremo a quantificare di che genere di tagli si tratta.
Lo sai che sulle pensioni c’è chi nel 2024 ha perso oltre 4.000 euro, ecco il tremendo dato
Se un lavoratore nella sua carriera ha avuto la fortuna, la forza e la bravura di avere un lavoro di elevata qualità, o di enorme quantità, ha accumulato giustamente molti contributi e probabilmente di elevato valore.
A tal punto da godere di una pensione elevata una volta terminata l’attività.
La nostra Costituzione prevede che la retribuzione di un cittadino sia commisurata proprio alla qualità ed alla quantità del lavoro svolto.
Ed è proprio contro questo principio che si appoggia la presunta incostituzionalità della rivalutazione adottata dal governo nel 2024. Perché tagliando l’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita, in misura pesantissima per le pensioni sopra 6 volte il trattamento minimo, apre scenari tremendi per le casse dello Stato.
Perché semmai la Consulta dovesse sancire l’incostituzionalità del meccanismo e ordinare il risarcimento per i pensionati colpiti, si parla di cifre enormi.
Sulle pensioni c’è chi nel 2024 ha perso oltre 4.000 euro, e adesso vedremo come una cifra così sproporzionata non è assurda, anzi, perché è al ribasso dal momento che più alta è la pensione più sale ciò che lo Stato ha tolto al pensionato.
Ecco perché sono stati generati pesanti crediti a favore dei pensionati, se per caso tutto va come deve andare
Lo scorso anno a gennaio le pensioni furono incrementate del 5,4% perché tale è stato il tasso di inflazione di previsione. Che poi è stato ufficializzato nel definitivo 5,8%.
Solo le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo hanno goduto di questo aumento. Per quelle fino a 5 volte il trattamento minimo, che ricordiamo nel 2024 è stato pari a 598,61 euro, il 5,8% è stato ridotto all’85%, scendendo a 4,93%. Significa che se la pensione ha perso il 5,8% di potere di acquisto, al pensionato che ha una pensione tra i 2.400 ed i 3.000 euro lo Stato ha garantito un salvagente del 4,93%.
Peggio è andata a chi ha pensioni più alte, perché fino a 6 volte il minimo la perequazione 2024 ha dato il 3,132%, a quelle fino a 8 volte il minimo ha dato il 2,726% e a quelle fino a 10 volte il minimo il 2,146%. Ma sono le pensioni sopra 10 volte il minimo, magari pari a 7.000 euro all’anno, ad essere punite severamente, con una percentuale di perequazione che dal 5,8% scende, in virtù del 22% applicato, a 1,276%.
Cifre da capogiro, ed il governo farebbe bene a tremare
Il pensionato con 7.000 euro di pensione così ha perso oltre 4.000 euro. Infatti avrebbe dovuto ricevere una pensione di 7.406 euro al mese ed invece ne ha ricevuta da gennaio una di 7.089 euro al mese. Ben 317 euro al mese in meno.
Per un totale di 4.121 euro per tredici mesi. Significa che questo pensionato se la Consulta condannerà al rimborso degli arretrati, è a credito di 4.121 euro.