In passato, quando la disoccupazione INPS era quella con Requisiti Ridotti oppure con la DS ordinaria, o ancora con l’Aspi e la Mini Aspi, l’ultimo stipendio contava anche per quanto concerne l’importo del trattamento.
Oggi invece con la Naspi, entrata in vigore con il Jobs Act di Matteo Renzi, l’importo dell’indennità di disoccupazione si calcola sulle retribuzioni medie del periodo che si prende in considerazione per il diritto, cioè degli ultimi 4 anni di lavoro. E vale un tot rispetto alla media delle retribuzioni. In genere si parla del 75%. Quindi, un lavoratore da 2.500 euro al mese di stipendio medio dovrebbe prendere oltre 1.800 euro di Naspi. Ma non è esattamente così. E le cifre della naspi sono molto inferiori.
NASPI al 75% dello stipendio? Ecco perché si prende molto meno di disoccupazione
L’indennità di disoccupazione Naspi non è altro che quella indennità riconosciuta ai lavoratori che perdono involontariamente il lavoro. Solo le dimissioni volontarie, a meno che non siano date per giusta causa, non danno diritto alla Naspi. Quindi, ok a licenziamenti, individuali o collettivi, scadenza contratto a termine, risoluzioni consensuali e perfino alle dimissioni volontarie delle mamme che si dimettono nel periodo di tutela dal licenziamento, cioè fino ai primi 12 mesi di vita del figlio.
Il periodo di Naspi è pari alla metà delle settimane lavorate nei 4 anni precedenti, sempre che questi periodi non abbiano dato diritto ad altre indennità per disoccupati. Quindi, può arrivare a massimo 24 mesi.
Come si calcola l’importo della Naspi e quali sono le regole
Anche l’importo della Naspi come detto in premessa è commisurato agli ultimi 4 anni di lavoro. Si fa la media delle retribuzioni e l’importo della Naspi è pari al 75% di questa media. Ma è sbagliato pensare di prendere esattamente il 75% delle ultime retribuzioni. Anzi, si prende molto meno se il lavoratore ha avuto retribuzioni elevate nei 4 anni precedenti.
L’importo mensile dell’indennità infatti è pari al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni (o di quelli su cui si calcola la durata della Naspi), ma solo se è pari o inferiore ad un importo stabilito dalla legge e rivalutato annualmente sulla base della variazione dell’indice ISTAT e per il 2024 è pari a 1.425,21 euro. In pratica, chi ha una media retributiva utile al calcolo della Naspi di 1.400 euro, prenderà 1.050 euro al mese di trattamento. Se invece la media è più alta, al 75% di 1.425,21 euro si deve aggiungere il 25% della differenza tra la media calcolata e 1.425,21 euro. Significa che un lavoratore che ha 1.600 euro di media retributiva, prenderà 1.068,91 euro (il 75% di 1.425,21 euro) più 43,70 euro (il 25% di 174,79 euro, cioè di 1.600 meno 1.425,21 euro) arrivando a 1.112,61 euro.
Ecco perché di indennità si prende poco e chi riesce a prendere il massimo possibile
Ma esiste anche un limite massimo che non si può superare. Anche in questo caso rivalutato ogni anno al tasso di inflazione. E per il 2025 è pari a 1.550,42 euro al mese. Per esempio, il lavoratore da 2.500 euro di media delle retribuzioni prenderà i soliti 1.068,91 euro, cioè il 75% di 1.425,21 euro. Ed a questi dovrà aggiungere 268,70 euro che è il 25% della differenza tra 2.500 e 1.425,21 euro, arrivando a 1.337,61 euro. Ben distanti dai 1.875 euro che sono il 75% di 2.500 euro. Gli unici che riescono a prendere un importo pari al massimo stabilito, cioè 1.550,42 euro sono lavoratori con una media retributiva tra i 3.200 e i 3.300 euro al mese. Per completezza di informazione va anche detto che l’importo della Naspi si riduce del 3% ogni mese a decorrere dal sesto mese di fruizione ed in maniera progressiva. Solo per chi ha almeno 55 anni di età i primi 8 mesi sono salvaguardati e la riduzione scatta dall’ottavo mese di fruizione.