Dopo la Naspi l'Ape sociale, è vero che si può, ma per la pensione ci sono alcuni vincoli per molti lavoratori poi disoccupati. Dopo la Naspi l'Ape sociale, è vero che si può, ma per la pensione ci sono alcuni vincoli per molti lavoratori poi disoccupati.

Naspi e poi Ape sociale, per i precari guai per la pensione

Dopo la Naspi l’Ape sociale, è vero che si può, ma per la pensione ci sono alcuni vincoli per molti lavoratori poi disoccupati.

La disoccupazione INPS viene assegnata a soggetti che perdono il lavoro in maniera del tutto involontaria. Infatti la Naspi è una misura che viene percepita quando il lavoratore ha perso il lavoro senza aver dato le dimissioni volontarie. Il soggetto che compie 63 anni e 5 mesi di età può andare in pensione con l’Ape sociale subito dopo aver completato di percepire la Naspi. Le due misure quindi in alcuni casi sono parallele tra loro perché in effetti consentono di prendere prima l’indennità per disoccupati INPS e successivamente l’Anticipo pensionistico sociale. Detto questo, per fugare qualsiasi dubbio dobbiamo affrontare il discorso della perdita di lavoro involontario che per la Naspi è a 360 gradi mentre per l’Ape sociale è limitata.

Naspi e poi Ape sociale, per i precari guai per la pensione

Molti non sanno delle differenze sostanziali che ci sono tra i requisiti della Naspi e i requisiti dell’Ape sociale per quanto riguarda la tipologia di perdita del posto del lavoro. Infatti una cosa che sembra uniformare le due prestazioni è che la perdita del posto di lavoro deve essere involontaria. Effettivamente per entrambe le misure il principio base è questo. Solo che c’è una grande differenza tra la Naspi e l’Ape sociale. Una differenza che in alcuni casi finisce con il produrre una spiacevole conseguenza per quanti credono di poter avere accesso all’Ape sociale dopo aver preso la Naspi e invece così non è. Ma andiamo con ordine e capiamo bene di cosa parliamo.

Lavoro a tempo determinato, i vincoli sull’Ape sociale sono stringenti

Come dicevamo la Naspi è quella prestazione che può percepire un contribuente che ha perso il lavoro involontariamente. In questo caso possono percepire la Naspi coloro che hanno perso il lavoro a seguito di dimissioni per giusta causa, licenziamenti individuali, licenziamenti collettivi, procedure di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro scadenza di un contratto a termine e perfino licenziamenti disciplinari. Per l’Ape sociale invece la perdita del posto del lavoro deve essere involontaria, ma non va bene la perdita del posto di lavoro che deriva da scadenza del contratto a termine. Infatti chi perde il lavoro dopo la scadenza di un contratto a tempo determinato ha diritto alla Naspi, ma non ha diritto all’Ape sociale. Di conseguenza un disoccupato che ha preso prima la Naspi nel momento in cui va a chiedere all’INPS l’Ape sociale rischia di rimanere senza pensione.

Se il lavoro dura abbastanza, l’Ape sociale è possibile

Dal 2018 è stata introdotta una possibile scappatoia a questo genere di problematica che riguarda i disoccupati che devono prendere la Naspi prima e l’Ape sociale poi. Anche a seguito di cessazione del contratto a tempo determinato, l’interessato può lo stesso percepire l’Ape sociale al termine dei periodi indennizzati dalla Naspi. Ma a condizione che nei 36 mesi precedenti la data di perdita del posto del lavoro almeno per la metà dei mesi ci sia stata una assunzione. E devono essere periodi di contribuzione effettiva.