Andare in pensione oggi è complicato, domani lo sarà anche di più. Perché salvo decisioni particolari del governo, cioè salvo che l’esecutivo di oggi o quelli che verranno dopo il termine della legislatura, decidano di bloccare un meccanismo che è sempre in azione, tutto peggiorerà per quanto riguarda le possibilità di andare in pensione. Ogni due anni i requisiti per le pensioni dovrebbero adeguarsi alle aspettative di vita della popolazione. Ed in genere al salire dell’andamento demografico saliranno anche i requisiti per le pensioni. Come? In peggio naturalmente. E se chi è nato nel 1958 adesso potrà andare in pensione al compimento dei 67 anni di età, chi è nato nel 1972 non ci potrà andare a questa età.
Nati nel 1972 e pensioni, ecco servito il salasso, la quiescenza diventa un miraggio
Da tempo è stato deciso che le pensioni e i requisiti per le pensioni debbano adeguarsi alle aspettative di vita della popolazione. L’ISTAT stabilisce l’andamento demografico, ed i governi in base a questo meccanismo decretano eventualmente l’applicazione di questo andamento ai requisiti di accesso alle pensioni.
Accadde così che nel 2019, dal primo gennaio, l’aumento della stima di vita della popolazione portò le pensioni di vecchiaia a passare da 66 anni e 7 mesi a 67 anni di età. In pratica, un soggetto che entro il 2018 aveva raggiunto i 66 anni e 7 mesi andava in pensione con 20 anni di versamenti. Ma chi per questioni anagrafiche i 66 anni e 7 mesi li raggiungeva a gennaio 2019, per andare in pensione ha dovuto attendere 5 mesi in più.
E i 67 anni sono rimasti ancora oggi l’età anagrafica da completare per andare in pensione. Rimarranno così almeno fino al 2026, perché dal 2027 ci dovrebbe essere un ritocco che potrebbe essere pari a 3 mesi.
La vita media della popolazione, i requisiti che crescono ma non indietreggiano mai
Questo vuol dire che dopo anni di blocco, soprattutto durante le tremende fasi della pandemia dove la vita media della popolazione scese, si tornerà a salire. Il perché se la vita media della popolazione scende, come successo nella pandemia, i requisiti della pensione non tornano indietro è presto detto.
Esiste una norma di salvaguardia che impedisce di fare l’opposto di quanto si fa quando la vita media della popolazione sale, nel caso succeda il contrario. Nella migliore delle ipotesi se l’andamento demografico porta ad una stima di vita inferiore della popolazione, solo negli anni successivi bloccando gli scatti, si può recuperare questo gap.
Oggi la vita media della popolazione è tornata a salire. Si invecchia sempre di più, le nascite sono sempre di meno, e si vive sempre di più.
Un mix di fattori considerati da un rapporto della Ragioneria di Stato che adesso ha prodotto un quadro generale che può essere considerato il più attendibile per gli anni futuri. Quelli che porteranno al 2040 e alle pensioni che prenderanno in futuro i giovani di oggi. Con i nati nel 1972 che potrebbero essere i più penalizzati.
Cosa succede alle pensioni dei nati nel 1972
Stando alle stime e ai dati del rapporto della Ragioneria di Stato, se il trend dell’andamento demografico sarà quello attuale, si arriverà per forza di cose a pensioni oltre i 68 anni di età. Parliamo delle pensioni di vecchiaia con 20 anni di versamenti.
Quelle che prevedono l’età pensionabile. Cioè quelle che fino al 2018 si centravano con 66 anni e 7 mesi di età, che dal 2019 si centrano con 67 anni di età e che forse dal 2027 si centreranno con 67 anni e 3 mesi.
Le pensioni di vecchiaia per chi è nato nel 1972 probabilmente si completeranno solo a 68 anni ed un mese. E quindi chi è nato nel 1972, che, se rimanessero i requisiti di oggi dovrebbero andare in pensione nel 2039, dovranno aspettare il 2040 per accedervi.
