Negli ultimi 8 anni tanto è stato fatto in materia previdenziale. Tante nuove pensioni sono state varate dai vari Governi che si sono succeduti. Ma nonostante tutto, il sistema pensionistico italiano è ancora basato sulla Legge Fornero. Ecco perché ancora oggi nonostante tutto, si parla di una nuova riforma delle pensioni necessaria proprio per superare una volta per tutte la riforma Fornero. E con il varo di un paio di misure l’obiettivo potrebbe davvero essere raggiunto.
Nel 2025 tutti in pensione prima, ecco la riforma delle pensioni che cancella la Legge Fornero
Nel 2017 furono varate la Quota 41 per i precoci e l’Ape sociale. Nel 2019 invece è stata la volta di Quota 100. E negli anni successivi ecco la Quota 102, la Quota 103, e modifiche più o meno radicali all’Ape sociale ed a Opzione Donna. Nonostante queste varie misure, il superamento della riforma Fornero non c’è stato. Perché si tratta di misure tampone, spesso provvisorie e con requisiti utili solo a determinate categorie di lavoratori. Per tutti coloro che, per un motivo o per l’altro, non rientravano in nessuna di queste nuove pensioni, non c’è stato verso di evitare le pesanti regole di pensionamento della riforma varata nel 2011 dal governo Monti. Perché le pensioni di vecchiaia sono arrivate a 67 anni di età anche per le donne e le pensioni anticipate che presero il posto delle pensioni di anzianità sono arrivate a 42 anni e 10 mesi di contributi.
Il futuro delle pensioni in Italia
Nel 2025 però potrebbe davvero materializzarsi quella inversione di marcia che porta a cancellare con un colpo di spugna la Legge Fornero. Per esempio, con il varo della Quota 41 per tutti, le pensioni anticipate ordinarie potrebbero davvero diventare meno rigide. Non si tornerà ai 40 anni delle vecchie pensioni di anzianità, ma è pur sempre qualcosa. Lasciare uscire dal lavoro tutti coloro che raggiungono 41 anni di contributi, sarebbe davvero una specie di toccasana. Lo stesso accadrebbe con l’apertura della pensione flessibile a 62 anni. In questo caso verrebbe data facoltà ai lavoratori di lasciare il servizio una volta giunti a 20 anni di contributi, a loro scelta a partire dai 62 anni di età. In ogni caso l’idea è di propendere per un cambio di calcolo delle prestazioni. perché in entrambi i casi l’ipotesi più attendibile è di un ricalcolo completamente contributivo della prestazione. Una cosa che non deve fare paura dal momento che man mano che passano gli anni, sono sempre di meno i lavoratori che hanno carriere lunghe prima del 1996. E i penalizzati dal calcolo contributivo sono quindi sempre di meno.