Sta per partire la nuova stagione della dichiarazione dei redditi. Con l’accettazione da parte dell’Agenzia delle Entrate del nuovo modello 730-2023, il via alla nuova stagione reddituale prende ufficialmente il via. L’interesse dei contribuenti si sposta inevitabilmente verso la dichiarazione dei redditi. Parliamo naturalmente della dichiarazione che ai contribuenti serve per effettuare i conguagli Irpef relativi ai redditi percepiti nell’anno precedente. E con il 730/2023 quest’anno si andrà a dichiarare quanto percepito come redditi nel 2022. E come ogni anno i dubbi e le incertezze riguardo alle dichiarazioni reddituali salgono a dismisura nella fase di avvio dcella campagna.
Le pensioni di invalidità vanno inserite nel modello 730?
Tra i tanti dubbi relativi alle dichiarazioni dei redditi quello relativo alle indennità per invalidità sono ai primi posti. I dubbi se vadano o meno inserite le indennità percepite dagli invalidi e se queste siano o meno assoggettate ad Irpef. Dalle pensioni di invalidità alle indennità di accompagnamento, le prestazioni per i disabili, tutte naturalmente assistenziali, sono un argomento molto diffuso. Anche perché c’è chi riceve le Certificazioni Uniche (CU, o ex CUD), sulle quali trattenute Irepf non ce ne sono. E in sede di dichiarazione dei redditi questo è un problema perché si finirebbe con il pagare molti soldi a conguaglio.
Invalidità e dichiarazioni dei redditi
La prima cosa da sottolineare è che le prestazioni di natura assistenziale, come per esempio la pensione di inabilità o l’assegno di accompagnamento, non vanno indicate nelle dichiarazioni dei redditi perché non sono assoggettate ad Irpef. Un primo chiarimento necessario questo, per fugare già il primo dubbio che riguarda gli invalidi gravi e il loro assegno di accompagnamento per esempio. Anche ciò che si percepisce con le pensioni di invalidità civile, che sono una misura erogata a chi ha una invalidità civile tra il 74% ed il 99%, non sono assoggettate ad Irpef. Diverso il caso dell’assegno ordinario di invalidità che prevede la sua corresponsione a condizione che l’interessato abbia una riduzione della capacità lavorativa pari ad almeno i 2/3. Essendo questa una misura previdenziale, le somme percepite fanno cumulo con gli altri redditi.
L’Irpef sull’assegno ordinario di invalidità va versato sempre
Tra le altre cose, per l’assegno ordinario di invalidità non è prevista l’interruzione dell’attività lavorativa e pertanto, i redditi di questa attività vengono incrementati dai redditi incassati dall’assegno ordinario di invalidità. Per chi percepisce un assegno ordinario di invalidità al di sotto di 8.000 euro, e quindi nella no tax area, le trattenute Irpef mancano. Per questo l’Inps non effettua trattenute Irpef e nella CU rilasciata dallo stesso Istituto, non ci sono ritenute Irpef o addizionali.
No tax area, redditi da lavoro in aggiunta a quelli di pensione e come comportarsi con il 730/2023
Proprio perché si tratta di una erogazione al di sotto della soglia fino alla quale l’Irpef non è dovuta. È evidente però che sommando ciò che un invalido percepisce come assegno ordinario di invalidità a ciò che percepisce lo stesso invalido come reddito dalla propria attività, non è raro superare la soglia della no tax area. Ed in questo caso il contribuente dovrà versare l’Irpef a conguaglio. Ecco perché spesso anche in presenza di prestazioni per disabili i contribuenti sono chiamati a versare.