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Nessuna riforma pensioni nella Legge di Bilancio 2025, ma si rischia il cambiamento

Nessuna riforma pensioni nella Legge di Bilancio 2025, ma il rischio di cambiamenti non è ancora scongiurato.

Non c’è nessuna riforma pensioni nella Legge di Bilancio 2025. Confermate le misure di uscita già previste per quest’anno e, quindi, vengono riproposte Ape sociale, opzione donna e quota 103.

Tutto uguale al 2024, quindi, ma siamo proprio sicuri? Le misure sicuramente sono le stesse, e su questo c’è certezza, ma possiamo scommettere che non cambierà proprio nulla? Facciamo qualche considerazione e valutiamo anche l’iter che la Legge di Bilancio deve ancora seguire prima di entrare in vigore il 1° gennaio 2025.

I possibili rischi della riforma pensioni

La Legge di Bilancio per essere approvata deve essere votata alla Camera e al Senato. Prima del voto si assisterà come ogni anno alla solita pioggia di emendamenti che riguarderanno ogni misura, anche le pensioni. Ovviamente quasi mai si presenta un emendamento che possa peggiorare misure già previste (e poi, sinceramente, le tre misure in questione non possono essere peggiorate più di tanto). Il rischio però c’è.

Da ricordare, inoltre, che lo scorso anno l’Ape sociale inizialmente era stata prorogata immutata e solo durante l’iter parlamentare ha subito il peggioramento che ha portato l’età a salire da 63 anni a 63 anni e 5 mesi.

Da tenere presente, inoltre, che la Legge di Bilancio ogni anno viene approvata definitivamente solo a ridosso della fine dell’anno, quindi tempo per intervenire con modifiche ce ne è quanto se ne vuole.

La pensione nel 2025

Fermo restando che le tre misure in questione, già utilizzate quest’anno, saranno presenti anche il prossimo anno, cosa cambia di concreto? Ad oggi praticamente nulla, se non si considerano gli incentivi economici e fiscali che saranno previsti per chi decide di restare al lavoro.

Nel corso della conferenza stampa che ha spiegato le misure contenute nella manovra di fine anno è stato specificato che gli incentivi per chi resta saranno sia economici che fiscali e saranno riferiti a coloro che, pur avendo raggiunto il diritto al pensionamento decidono di restare in servizio per un altro periodo. Insomma un incentivo per ritardare la pensione che serve più alla stabilità del sistema previdenziale che al lavoratore che ritarda la pensione.

Per il resto i modi per accedere alla pensione restano inalterati e si potrà contare ancora sulla quota 41 per lavoratori precoci, sulla pensione di vecchiaia, su quella anticipata ordinaria con 42 anni e 10 mesi di contributi (per le donne un anno in meno), così come sulle pensioni contributive. Altro anno, altra riforma mancata.

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