Niente aumento età per le pensioni nel 2025, minime e 1.000 euro e flessibilità a 64 anni Niente aumento età per le pensioni nel 2025, minime e 1.000 euro e flessibilità a 64 anni

Niente aumento età per le pensioni nel 2025, minime e 1.000 euro e flessibilità a 64 anni

Cosa c’è in arrivo sulle pensioni, aumento età anagrafica, nuova flessibilità, minime in crescita e quota 41 per tutti.

La riforma delle pensioni nel 2025 è rimasta un miraggio. Scatenando polemiche circa le mancate promesse del governo che comunque risponde che la legislatura non è finita è che entro il 2027 anche questa riforma come quella fiscale e della giustizia arriverà a compimento. Anche sulle pensioni sono diversi i progetti appesi ma su cui la maggioranza del governo continua evidentemente a lavorare. Ma soprattutto, a promettere interventi. Ma quali sono gli scenari futuri a cui i contribuenti potrebbero appoggiarsi per migliorare ciò che oggi è ancora collegato, e troppo, alla riforma Fornero, è una domanda che molti si pongono.

Niente aumento età per le pensioni nel 2025, minime e 1.000 euro e flessibilità a 64 anni

Ad inizio anno ha fatto molta polemica l’aggiornamento dei simulatori INPS con già applicati, senza conferme dei legislatori e dell’ISTAT, gli aumenti di 3 mesi dell’età pensionabile per via dell’aspettativa di vita. La CGIL che ha gridato l’allarme e l’INPS che subito ha corretto il tiro cancellando l’aumento.
Nel 2027 le pensioni potrebbero subire un incremento dell’età pensionabile. Se si considerano le stime sull’andamento demografico della popolazione e della stima di vita della stessa, probabilmente sarà così. Al momento però nulla è certo perché sia il sottosegretario Claudio Durigon che il Ministro di Economia e Finanza Giancarlo Giorgetti hanno sottolineato come l’attuale governo è al lavoro per evitare il tanto discusso aumento dei requisiti nel 2027. Perché a prescindere da ciò che si dice, sarà anche stato un semplice errore dell’INPS che ha scatenato le polemiche, ma il fatto che nel 2027 potrebbero aumentare i requisiti sulle pensioni per via dell’aspettativa di vita non è una cosa lontana dalla realtà. Ma deve passare per forza di cose dal governo e da un atto del governo.

Dalla pensione a 64 anni di età a quota 41 per tutti, gli scenari futuri sono questi

Il piano del governo però mira ad altro. Infatti mira ad estendere la facoltà di uscita a 64 anni anche a chi oggi non ci rientra. Perché oggi i 64 anni di età sono buoni solo per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995. Significa che entro fine legislatura il governo pensa adesso a portare le pensioni anticipate contributive a tutti i lavoratori. Mantenendo per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 il calcolo misto. Questo è il progetto di una pensione flessibile dai 64 ai 72 anni magari. Introducendo come proposta a suo tempo dal CNEL (proposta non ufficiale però), una flessibilità in quella fascia anagrafica. Con premi in stile bonus Maroni per chi resta al lavoro dopo l’età pensionabile e tagli di assegno per chi anticipa. Magari imponendo in 25 anni la carriera minima contributiva al posto dei soliti 20 anni. Ed introducendo un tetto minimo di pensione mai sotto 1.5 volte l’importo dell’assegno sociale.

Anche le minime a 1.000 euro e la quota 41 limitata

In questo modo quota 41 per tutti perderebbe importanza. Diventerebbe quasi superflua ma verrebbe considerata come misura in più da varare comunque, ma utile solo per le categorie più deboli o per le attività gravose. Un’altra promessa di legislatura sono le pensioni minime a 1.000 euro. Entrerà pure questa misura nel progetto riformatore che guarda all’intera legislatura e quindi al 2027? In effetti anche in questo caso certezze non ci sono. Anzi, appare difficile visto i conti pubblici portare di colpo un trattamento minimo dai circa 600 euro di oggi a 1.000 euro. Perché poi c’è da fare anche i conti con chi, alla luce di carriere contributive medie ed intorno ai 30 anni, prende pensioni che non vanno tanto oltre i 1.000 euro, anzi, a volte sono anche inferiori.