Niente pensione a chi ha cartelle esattoriali, ecco quando chi non paga rischia grosso Niente pensione a chi ha cartelle esattoriali, ecco quando chi non paga rischia grosso

Niente pensione a chi ha cartelle esattoriali, ecco quando chi non paga rischia grosso

Le cartelle esattoriali sono un grave problema per milioni di contribuenti italiani. Perché sono atti che gli interessati devono onorare sempre essendo titoli esecutivi. L’Agenzia delle Entrate Riscossione così come faceva Equitalia, grazie alla cartella esattoriale può avviare quelle procedure di esecuzione forzata che sono l’incubo di milioni di contribuenti.

Parliamo dei fermi amministrativi o ganasce fiscali dei veicoli. Ma anche di pignoramenti di stipendi, conti correnti e pensioni.
Si perché anche le pensioni sono messe a rischio dalle cartelle esattoriali. Oggi parliamo proprio di cartelle esattoriali e pensioni, ma non per il rischio di pignoramento della pensione per chi continua a non pagare le cartelle. Oggi parliamo di cartelle esattoriali che rischiano di non far prendere mai una pensione ad un lavoratore. Naturalmente fino a quando le cartelle esattoriali non vengono pagate.

Niente pensione a chi ha cartelle esattoriali, ecco quando chi non paga rischia grosso

Le cartelle esattoriali sono gli atti impositivi che nascono dopo che un contribuente non ha pagato qualcosa ad un ente pubblico, sia esso lo Stato, la Regione o il Comune per esempio. Possono fare riferimento a qualsiasi balzello tra i tanti a cui è assoggettata dal punto di vista fiscale la nostra popolazione.

L’IMU, ovvero l’Imposta Municipale Unica piuttosto che la TARI (tassa sui rifiuti) che sono balzelli da versare al Comune di residenza. Ma anche il bollo auto che si paga alla Regione, oppure le imposte di registro, l’IRPEF o l’IRAP che si versano allo Stato. E ancora, il Canone Rai, i contributi INPS, le multe per le violazioni del Codice della Strada.
In altri termini, una cartella può essere l’estremo tentativo di incassare qualcosa da un indebitato, che l’erario mette in campo. Utilizzando chi è preposto all’incasso e chi è preposto ad usare le maniere forti prima citate, cioè pignoramenti e simili. Parliamo dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Ci sono debiti e debiti e quindi cartelle e cartelle

In genere la cartella riguarda tasse e imposte che non hanno un valore diretto per il contribuente. Magari servono per garantire alla generalità della popolazione i servizi di cui necessita, la sanità, la cura delle strade, l’istruzione e così via dicendo. In parole povere, chi evade il Canone Rai non subisce l’oscuramento del suo televisore. Oppure chi non paga l’IRPEF non perde il suo posto di lavoro come chi non paga il bollo auto non subisce il blocco immediato dell’auto se non dopo l’applicazione delle ganasce fiscali.

Cartella esattoriale per contributi INPS, l’importanza è capitale

Ma se una cartella di pagamento riguarda l’INPS e i contributi previdenziali, tutto cambia. Perché i contributi servono direttamente al contribuente che li ha evasi. Chi non versa i suoi contributi, magari come lavoratore autonomo, non versa soldi nel suo montante contributivo. Significa che questi contributi non si trasformeranno mai in pensione. Naturalmente fino a quando la cartella esattoriale non viene saldata e i contributi finiscono all’INPS.
Se un lavoratore riesce comunque ad andare in pensione a prescindere da ciò che ha evaso e quindi a prescindere dai contributi che non ha versato, il danno è contenuto. Le cartelle dovranno prima o poi essere pagate lo stesso per evitare pignoramenti e fermi. Ma la pensione viene lo stesso erogata fino ad un eventuale pignoramento applicato. Il diretto interessato prende una pensione più bassa perché non ha versato quei contributi ma la prende comunque.

Ecco quando una cartella esattoriale rischia di far perdere la pensione

Diverso il caso di chi per esempio arriva a 67 anni ed ha versato solo 19 anni di contributi. Magari quel lavoratore autonomo prima citato che ha 4 trimestri di contributi non versati durante lo svolgimento della sua attività imprenditoriale.

Un anno di contributi che in questo caso diventano determinanti per consentire al lavoratore di andare in pensione. In pratica, chi si ferma a 19 anni di versamenti ed ha 12 mesi di contributi INPS dentro una cartella esattoriale, potrà andare in pensione ad una sola condizione. Che versi il corrispettivo di quelle cartelle, naturalmente aggiungendo ai contributi evasi le sanzioni, gli interessi e l’aggio di riscossione.

Pensione più alta o via libera alla pensione, ecco cosa succede dopo il pagamento delle cartelle

Dopo il pagamento delle cartelle relative ai contributi INPS quindi, un contribuente può completare quella carriera fino a prima carente. Chi invece è già in pensione e versa le cartelle per evitare pignoramenti e fermi, potrà sfruttare i versamenti di questi contributi, per chiedere all’INPS una pensione più alta.

Infatti producendo la domanda di ricostituzione per motivi contributivi, l’INPS terrà conto anche di questi versamenti sopraggiunti dopo la data di liquidazione della pensione. Una soluzione questa da adottare anche per chi sta pagando per esempio, le rate della rottamazione delle cartelle. Se tra le cartelle inserite nella definizione agevolata c’è anche qualche debito contributivo nei confronti dell’INPS, a saldo completato, cioè a rottamazione pagata interamente, la domanda di ricostituzione può essere una soluzione per recuperare qualcosa sulla pensione.