Un comparto non è stato per niente toccato dalla Legge Fornero che è entrata in vigore nel 2012. Parliamo del settore relativo di cui fanno parte poliziotti, militari in genere, carabinieri, vigili del fuoco, polizia penitenziaria e così via dicendo. Infatti per loro ancora oggi restano alcune situazioni di vantaggio quando è il momento di andare in pensione. Nel confronto con tutti gli altri settori, tanto del settore pubblico che di quello privato, le pensioni per i militari sono nettamente vantaggiose. E adesso vedremo come funzionano e il paragone con gli altri settori.
Pensioni difesa e sicurezza, a 54 anni via libera all’uscita, ma sono tante le alternative
Partiamo dalla pensione di vecchiaia ordinaria, senza dubbio la principale misura a cui un lavoratore senza una carriera lavorativa lunga ha diritto. Nella generalità dei casi si va in pensione con questa misura a 67 anni di età con 20 anni di contributi. Pari ad almeno 20 anni di contributi è la carriera che devono completare anche i militari per uscire con quelle che nel comparto vengono definite pensioni ordinarie. Ma serve arrivare ad una età pari ad almeno 60 anni per i militari di truppa e per i sottufficiali o a 65 anni per ufficiali e dirigenti. Ma i vantaggi non finiscono alla pensione ordinaria. Perché quelle che una volta si chiamavano pensioni di anzianità e che oggi si chiamano pensioni anticipate ordinarie, si centrano per tutti i lavoratori con 42 anni e 10 mesi di contributi versati. Ed a prescindere dall’età. L’unica eccezione a questa regola generale riguarda le donne che possono lasciare il lavoro con le anticipate ordinarie sempre senza limiti di età ma con 41 anni e 10 mesi di contributi. Per i militari questa prestazione senza limiti anagrafici si completa a 41 anni di contributi. Esattamente la stessa carriera che è oggetto di studio per una eventuale quota 41 per tutti o che oggi è utile, tra mille altri requisiti, ai precoci con la loro versione di quota 41.
Anticipate per tutti, ma alcuni lavoratori escono molti prima
Pensioni in deroga o alternative ai requisiti ordinari nel sistema ce ne sono tante. Solo che hanno dei requisiti che definirli stringenti forse è riduttivo. Per esempio, c’è la quota 103 che però vuole ben 41 anni di contributi insieme ai 62 anni di età minima da completare. E poi c’è la già citata quota 41, che riguarda però solo disoccupati di un certo tipo, invalidi gravi, caregivers e addetti ai lavori gravosi. Stesse categorie che hanno diritto all’Ape sociale, però solo a partire dai 63,5 anni di età e con carriere nell’ordine di 30 o 36 anni di versamenti. Chi ha raggiunto già al 31 dicembre 2011 la massima anzianità contributiva, ed appartiene al comparto difesa e sicurezza, può invece andare in pensione già a 54 anni di età. Con 35 anni di contributi maturati invece, nel comparto si lascia il lavoro già a 58 anni. I 35 anni di contributi invece nel sistema generale sono quelli utili ai lavori usuranti, che però devono arrivare almeno a 61 anni e 7 mesi di età e nel frattempo completare pure la quota 97,6.