Se qualcuno ha paura di perdere soldi andando in pensione prima, probabilmente non conosce bene le opportunità che ci sono nel nostro sistema pensionistico. Perché chi ha paura di andare in pensione con la Quota 103 che nel 2024 è diventata contributiva, potrebbe invece sfruttare un qualcosa di particolare che offre la normativa. Andando in pensione prima e godendo di un trattamento per niente penalizzato o almeno, ridotto solo degli anni in meno di contributi versati e del peggiore coefficiente di trasformazione. In parole povere, limitando i danni dell’uscita anticipata. Ma come si fa a scavalcare il problema della pensione contributiva che è ormai alla base di quota 103?
Pensioni anticipate quota 103, le versioni sono diverse tra 2023 e 2024
Prima di spiegare cosa bisogna cercare di fare per evitare di ricadere negli inasprimenti della misura nel 2024, uscendo comunque con la quota 103, meglio partire dalle differenze tra la versione 2023 della misura e quella odierna. La quota 103 nel 2023 aveva le seguenti caratteristiche:
- età minima 62 anni;
- contribuzione minima 41 anni;
- pensione non più alta di 5 volte il trattamento minimo;
- divieto di cumulo dei redditi da pensione con i redditi da lavoro;
- possibile svolgere solo piccoli lavori autonomi occasionali fino a 5.000 euro di reddito annuo;
- finestra di 3 mesi per i lavoratori privati e di 6 mesi nel pubblico impiego.
- pensiona calcolata con il sistema misto.
Nel 2024 invece le caratteristiche sono diventate:
- età minima 62 anni;
- contribuzione minima 41 anni;
- pensione non più alta di 4 volte il trattamento minimo;
- divieto di cumulo dei redditi da pensione con i redditi da lavoro;
- possibile svolgere solo piccoli lavori autonomi occasionali fino a 5.000 euro di reddito annuo;
- finestra di 7 mesi per i lavoratori privati e di 9 mesi nel pubblico impiego.
- pensiona calcolata con il sistema contributivo.
Non perderai un centesimo di pensione, basta fare questa cosa a 62 anni di età
Come è evidente, tre sono le novità e tutte e tre penalizzanti come importo delle pensioni percepite dai lavoratori. Le finestre dal 2023 al 2024 sono diventate più lunghe, e di fatto il lavoratore perde mesi di pensione (4 mesi per i lavoratori del settore privato e 3 mesi per i lavoratori del pubblico impiego). La pensione può arrivare a massimo 4 volte il trattamento minimo e non più a 5 volte. Significa che c’è chi perderà una parte della pensione se la sua, come diritto, era più alta di 4 volte il trattamento minimo INPS. Questa penalizzazione si subisce fino ai 67 anni di età. Infine, calcolo contributivo significa che per chi ha più di 18 anni di contributi già al 31 dicembre 1995, perde molto di trattamento perché avrebbe diritto al calcolo retributivo fino alla fine del 2011. E questo taglio accompagna il pensionato fino alla fine, cioè anche dopo i 67 anni di età.
Addio tagli al trattamento, ecco chi può
Come fare per evitare di subire questi tagli? La domanda è lecita, e come risposta non ha che una sola strada. Riuscire a centrare la pensione con le vecchie regole. Significa che solo il lavoratore che ha compiuto 62 anni di età e 41 anni di contributi entro la fine del 2023 può evitare di ricadere nella “trappola” della nuova quota 103. Perché può godere del diritto cristallizzato alla vecchia misura. Però questo significa che può andare in pensione con la vecchia quota 103, chi anche se aveva maturato il diritto nel 2023 non lo ha sfruttato. Ed a prescindere dai motivi di questo mancato sfruttamento.