Dopo le ipotesi di modifiche del reddito di cittadinanza, che verrebbe depotenziato, corretto, modificato e forse anche sostituito dal reddito di sussistenza, adesso è la volta della Naspi. L’indennità per disoccupati INPS rischia di essere anch’essa depotenziata. La lotta senza frontiere all’assistenzialismo che il governo sembra intenzionato ad avviare già con la manovra finanziaria di dicembre, non farà sconti. Potrebbe essere accorciata anche la Naspi dopo il taglio netto del reddito di cittadinanza per chi può lavorare. Resterà poco da fare i conti per chi un lavoro non lo trova, così come per chi un lavoro non vuole trovarlo “accontentandosi” di misure di assistenza dello Stato.
Le novità sulla Naspi, ecco cosa potrebbe cambiare
La Nuova assicurazione sociale per l’impiego, da cui l’acronimo di Naspi è un sussidio o una indennità che spetta a chi senza volontà propria, perde il lavoro. Dura massimo 24 mesi e consente ai disoccupati di percepire il 75% circa dello stipendio. La durata è commisurata agli ultimi 4 anni di lavoro, per cui un lavoratore può prendere la metà delle settimane di lavoro svolte negli ultimi 4 anni. L’importo della Naspi è commisurato allo stipendio medio sempre degli stessi 4 anni di lavoro precedenti la perdita di occupazione. Sono questi i punti salienti che adesso potrebbero essere modificati dal nuovo esecutivo.
Le limitazioni che oggi incidono sul diritto alla Naspi
Il reddito di cittadinanza consente a chi è senza lavoro ed ha determinati redditi e patrimoni, di godere di una ricarica mensile sulla card RDC simile ad una comune Carta Postepay, commisurata alla condizione del nucleo familiare, sia reddituale che di composizione. Soldi mensili percepiti con il solo obbligo di produrre l’ISEE e di firmare, ove possibile (solo gli attivabili al lavoro), il patto di lavoro al Centro per l’Impiego. Significa che bisogna rispondere ad eventuali convocazioni dell’ufficio di collocamento o accettare eventuali offerte di lavoro.
Pochi vincoli? ecco perché le misure assistenziali piacciono
Ma è proprio la carenza di obbligazioni che ha fatto finire il reddito di cittadinanza sul banco degli imputati come misura che spinge i fannulloni a non fare nulla. Lo stesso che adesso si gira alla Naspi. Che per lunghezza favorisce la non ricerca di lavoro. Perché evidentemente il fatto che le dimissioni non diano diritto alla Naspi o il fatto che dopo i primi 5 mesi la Naspi cali del 3% come importo, non funziona come spinta alla ricerca di un nuovo lavoro.
Novità Naspi, per i disoccupati meno mesi di indennità
Per questo si pensa ad un concreto taglio della Naspi come durata. Da una indennità erogata per il 50% delle settimane lavorate negli ultimi 4 anni si passerebbe al 30% (o forse al 40%). In pratica ogni anno di lavoro svolto negli ultimi 4 anni non darebbe diritto a 6 mesi di Naspi ma solo a 3 o massimo 4. Secondo i fautori di questa ipotesi, accorciare la Naspi significherebbe spingere i disoccupati a trovare un nuovo lavoro. Lo stesso che succederebbe depotenziando il reddito di cittadinanza e non rendendolo più una misura così vantaggiosa.