Senza l’Ape sociale e senza la Quota 102, tranne che per chi ha il diritto ormai maturato, può sembrare una vera “mazzata” per quanti puntano alla pensione nel 2023. Basti pensare a chi oggi ha 62 anni di età e magari ha già completato i 36 anni utili all’Ape, che non potrà percepire perché dal 1° gennaio 2023 la misura non ci sarà più. Se questo lavoratore da retta alle voci sul ritorno della legge Fornero, c’è da perdere il sonno. Per lui la pensione rispetto ad un quasi coetaneo (nato un anno prima e in pensione con l’Ape nel 2022), si sposta di 4 anni. Bisognerebbe arrivare a 67, cioè nel 2027. Ma qualcosa potrebbe muoversi, allargando la possibilità anche a chi è più giovane.
La misura che piace a molti lavoratori anche se la pensione è penalizzata
Per le donne in questi anni c’è stato un canale di uscita abbastanza favorevole che prende il nome di opzione donna. Una pensione nettamente anticipata, anche se altrettanto nettamente penalizzata. Le lavoratrici che hanno completato i 58 anni di età entro il 31 dicembre del 2021, nel 2022 hanno potuto sfruttare la pensione nel regime sperimentale donna. Con 35 anni di contributi completati sempre al 31 dicembre del 2021, queste lavoratrici hanno potuto godere già della pensione quest’anno. Per le lavoratrici autonome stessa condizione contributiva e stessa data entro cui maturarla, ma l’età passa da 58 a 59 anni.
La pensione con il calcolo contributivo
Con opzione donna uscite a 58 anni di età, ma con calcolo contributivo della pensione, anche se le lavoratrici hanno più di 18 anni di versamenti prima del 1996 e pertanto avrebbero avuto diritto al calcolo retributivo fino al 2012. Significa una pensione nettamente inferiore a quella prevista a 67 anni, anche perché i coefficienti di trasformazione del montante contributivo in pensione a 58 anni sono nettamente peggiori. Estendere questa possibilità anche agli uomini potrebbe essere una soluzione valida. Per le donne, nonostante il taglio di assegno è una misura che piace molto. Lo dimostra il fatto che sono nati importanti comitati e gruppi social che rivendicano la possibilità di rendere strutturale la misura.
Opzione donna a tutti, ma dai 62 anni di età
Una cosa da sottolineare attentamente è che l’estensione agli uomini di opzione donna è una ipotesi, nemmeno tanto facile da attuare, almeno al momento. Resta una possibilità però, che consentirebbe a chi ha compiuto 62 anni entro la fine del 2022, di accedere alla pensione con 35 anni di contributi e accettando un ricalcolo contributivo della pensione penalizzante, ma non come per le donne che sono uscite a 58 anni. I coefficienti a 62 anni sono più favorevoli di quelli a 58 anni. E quindi significa taglio inferiore.