L’Ape sociale e quindi la pensione a 63 anni e 5 mesi nel 2025 ormai è realtà. Perché anche se la manovra non è ancora in vigore perché deve essere approvata, l’Ape sociale è praticamente confermata. E non solo per il 2025 visto che nel decreto fiscale ci sono stanziamenti fino al 2027 per questa misura.
Per il 2025 quindi l’Ape sociale continuerà ad essere appannaggio dei lavoratori che invece pensavano di aver perso le speranze vista la precedente scadenza del 31 dicembre 2024 della misura.
Dentro la nuova Ape sociale anche i disoccupati, che sono probabilmente una delle categorie a cui maggiormente interessa la misura. Disoccupati che adesso però hanno seri dubbi sulle regole da rispettare dopo una recente sentenza della Cassazione che ha riguardato proprio il fattore discriminante della Naspi per poter andare in pensione con questa misura.
Nuova Ape sociale 2025, cosa cambia per la pensione a 63 anni dei disoccupati?
Per i disoccupati l’Ape sociale spetta a condizione che l’interessato abbia terminato di prendere interamente la Naspi. Ma adesso corre voce che non sia così dal momento che la Naspi terminata è obbligatoria per chi l’ha richiesta e percepita e non per chi non l’ha mani richiesta all’INPS. Un caso strano, particolare e da approfondire.
Perché questo è quanto successo dopo una pronuncia della Corte d’Appello di Firenze che condannava l’INPS a liquidare la prestazione dell’Ape sociale precedentemente bocciata dall’Istituto ad una lavoratrice che pur avendo perso il posto di lavoro involontariamente, non aveva richiesto la Naspi.
Una sentenza confermata poi dalla Cassazione a cui l’INPS si era rivolta contestando e ricorrendo contro la sentenza della Corte d’Appello. In parole povere, la giurisprudenza adesso interpreta diversamente la normativa. Che sia preludio ad una apertura a tutti i disoccupati dell’Ape sociale nel 2025?
Ape sociale e Naspi, come interpretare le norme
La pensione per i disoccupati con l’Ape sociale seguirà le stesse regole della misura 2024, su questo pochi dubbi. Infatti il disoccupato non deve aver perso il lavoro per sua scelta, ovvero tramite l’istituto delle dimissioni volontarie. Solo coloro che perdendo il lavoro hanno diritto alla Naspi possono poi prendere la pensione con l’Ape sociale.
Per i disoccupati servono almeno 63 anni e 5 mesi di età e almeno 30 anni di versamenti contributivi. Ma soprattutto, serve che la Naspi sia stata presa interamente, ovvero fino all’ultima mensilità percepita.
Questo ciò che si legge sulla norma relativa all’Anticipo pensionistico sociale ed è ciò che in genere l’INPS ha interpretato.
Invece secondo i giudici del caso citato nel paragrafo precedente, la giusta interpretazione della norma dovrebbe collegare la Naspi all’Ape sociale per il solo fatto che le due misure non sono cumulabili. Cioè chi prende la Naspi non può contemporaneamente prendere l’Ape sociale.
E pertanto, chi sta prendendo la Naspi deve prima terminare di prenderla e poi passare alla pensione. Chi invece non prende la Naspi, perché non l’ha richiesta o per un qualsiasi altro motivo personale, dovrebbe comunque poter andare in pensione con l’Ape sociale.
Pensioni a 63 anni nel 2025, vietato confondere le cose
Attenti però ad una cosa. In effetti è vero che per la prestazione e quindi anche per l’Ape sociale 2025, secondo le sentenze, ciò che conta è lo status di disoccupato involontario. Ma è altrettanto vero che le pronunce su qualche ricorso, creano i precedenti da usare per altri ricorsi.
Ma non cambiano le norme e nemmeno la libertà di interpretare da parte dell’INPS. Tradotto in termini pratici, anche se effettivamente qualcuno potrebbe pensare che adesso senza Naspi si può andare comunque in Ape sociale, rischia di rimanere deluso.
Perché l’INPS potrebbe anche continuare a respingere le domande usando la sua solita interpretazione relativa alla completa fruizione della Naspi. Deve essere poi il lavoratore a cui la domanda di Ape sociale viene respinta a ricorrere usando magari le sentenze già emanate come esempio che avvalora la bontà del ricorso stesso.