Andare in pensione in anticipo nel 2025 potrebbe essere diverso dal 2024. Infatti per quanto concerne la riforma delle pensioni di cui si parla da tempo qualcosa di nuovo potrebbe sopraggiungere anche per quelle misure ordinarie che sono alla base del funzionamento dell’intero nostro sistema pensionistico. Infatti pare che una delle ipotesi che si sta facendo sempre più probabile è quella di un nuovo inasprimento dei requisiti di accesso per le pensioni anticipate ordinarie. Dal momento che parliamo di una misura che effettivamente è utilizzata dalla stragrande maggioranza dei lavoratori per andare in pensione senza limiti anagrafici, ecco che l’interesse è davvero generalizzato. Ma in questo caso interesse significa paura visto che si parla di inasprimenti.
Nuova riforma delle pensioni 2025, cosa cambia per le pensioni anticipate 42,10?
La riforma delle pensioni potrebbe portare in dote un cambiamento anche per le pensioni anticipate ordinarie. Anche se non si parla di un inasprimento dei requisiti che rimarranno sempre quelli di quest’anno, qualcosa i pensionati ci rimetteranno. Le finestre di uscita sono il fattore che adesso potrebbe venire ritoccato. Portando ad un prolungamento dei tempi di attesa per ricevere il primo rateo di pensione spettante. Di fatto, un cambiamento duro per chi la pensione anticipata ordinaria la centra solo con 42,10 anni di contributi. Perché si arriva a dover attendere diversi mesi in più per prendere il rateo di pensione spettante.
Le finestre di attesa si allungano ancora?
Già nel 2024 le pensioni anticipate ordinarie, quelle senza limiti di età che si centrano con 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini e con 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne a dire la verità hanno subito un netto peggioramento dal momento che anziché decorrere dal primo giorno del mese successivo a quello del raggiungimento dei requisiti la pensione decorre dopo tre mesi di finestra. Nel 2025 invece si potrebbe arrivare ad un riallineamento delle pensioni anticipate ordinarie con la quota 103.
La via è quella dell’uniformità con le pensioni per quotisti
Come tutti sanno infatti da sempre le misure per quotisti (anche quota 100 e quota 102 del passato) prevedono delle finestre di decorrenze piuttosto lunghe. Inizialmente erano pari a tre mesi per i lavoratori del settore privato e 6 mesi per i lavoratori del settore pubblico. Oggi invece con la quota 103 si va in pensione con il primo rateo che decorre dopo 6 mesi nel settore privato e dopo 9 mesi nel settore pubblico. Per questo si cerca adesso di allineare questo genere di finestre piuttosto lunghe anche alle pensioni anticipate ordinarie. L’ipotesi più diffusa infatti (che resta una semplice ipotesi) tratta di un inasprimento di quattro mesi rispetto alla finestra prevista oggi. Di fatto per prendere il primo rateo di pensione dall’anno prossimo anche con la pensione anticipata ordinaria si potrebbe dover arrivare ad attendere 7 mesi.