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Nuove pensioni dalla legge di Bilancio: cosa cambia per i nati fino al 1963?

Come funzionerò la pensione a 62 anni per i nati fino al 1963 dopo la legge di Bilancio?

Niente riforma delle pensioni nella legge di Bilancio. Niente quota 41 per tutti quindi. Ma alcune novità in materia pensionistica impattano notevolmente sulla possibilità di andare in pensione nel 2025. Anche per chi è nato nel 1963, cioè anche per chi ha raggiunto almeno 62 anni di età.
Al momento della legge di Bilancio non si ha ancora un testo su cui verificare la bontà dei provvedimenti e il loro reale impatto. Adesso tutto è collegato al fatto che il Consiglio dei Ministri due giorni fa, in notturna, ha licenziato la manovra. Le dichiarazioni a margine della fumata bianca sulla manovra da parte del Consiglio dei Ministri fanno modo che anche sul capitolo pensioni si possono dare per certe alcune misure che saranno in vigore dal primo gennaio prossimo.
Salvo cambiamenti e modifiche che non è impossibile che vengano introdotte durante la fase di conversione in legge della manovra finanziaria, al momento possiamo dire che nel 2025 chi compie almeno 62 anni di età avrà ancora un canale di pensionamento da sfruttare. E non era una cosa ovvia questa.

Nuove pensioni dalla legge di Bilancio: cosa cambia per i nati fino al 1963?

Doveva essere sostituita dalla quota 41 per tutti, o doveva diventare quota 104, però nulla è stato fatto. E dalla legge di Bilancio esce fuori che anche nel 2025 ci saranno lavoratori che potranno sfruttare la quota 103. Probabilmente con gli stessi requisiti di oggi e con le stesse regole odierne.
La quota 103 è una misura che ha fatto sempre discutere soprattutto dopo il restyling del 2024, che ha cambiato le regole di calcolo della prestazione e ritoccato gli importi soglia.

Resta il fatto che anche nel 2025 quindi, i requisiti per la misura resteranno i 62 anni di età come limite minimo richiesto ed i 41 anni di contributi come soglia da rispettare. E sempre con i soliti 35 anni di contributi effettivi, ovvero neutri rispetto ai contributi figurativi da disoccupazione o malattia.

Limiti, vincoli e regole della quota 103 nel 2025

Come struttura la quota 103 per chi compie almeno 62 anni di età nel 2025 non cambia rispetto a quanto è oggi per chi i 62 anni li ha compiti nel 2024. Quindi, la pensione sarà tutta contributiva come funziona anche oggi.
Resta quindi il fardello di un ricalcolo della prestazione che penalizza quanti hanno già almeno 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995. E non sono pochi i lavoratori in queste condizioni. Lavoratori che avrebbero diritto ad un calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011 e che invece vengono penalizzati da un calcolo completamente contributivo della prestazione. Con ricadute anche del 30% come importo della pensione.

Salgono gli importi, pensione più alta a 62 anni

Come nel 2024 anche nel 2025 la quota 103 avrà un limite di importo massimo da non superare. Infatti la prestazione, a prescindere da ciò che esce fuori dalla liquidazione della prestazione da parte dell’INPS in base all’ammontare dei contributi versati dall’interessato, non può superare 4 volte il trattamento minimo.

Oggi questo vincolo, essendo il trattamento minimo pari a 598,61 euro al mese, è pari a 2.394,44 euro. Nel 2025 il trattamento minimo dovrebbe salire in base al tasso di inflazione di previsione che entro il 20 novembre dovrebbe essere confermato dall’ISTAT. SI dice che potrebbe essere dell’1,6%. Se fosse così non è azzardato dire che il trattamento minimo salirebbe a 608 euro circa al mese. Portando di conseguenza a 2.432 euro l’importo massimo della pensione fruibile con la quota 103 nel 2025.