Sull’Assegno di Inclusione molte famiglie ormai da mesi contano. Si può criticare un sussidio contro la povertà in maniera netta, come successo fino allo scorso anno con il Reddito di Cittadinanza.
Ma è fuori discussione che ci siano persone e famiglie che non hanno altro di cui vivere che non siano questi aiuti di Stato. E oggi la principale misura destinata ai fragili è proprio l’Assegno di Inclusione. Che ha preso il posto del Reddito di Cittadinanza ma che come funzionamento e requisiti più o meno è rimasto lo stesso.
La crisi economica e l’inflazione stanno mettendo a dura prova le famiglie. Ecco perché pare che ci sia allo studio un restyling dell’Assegno di Inclusione, ma solo per quanto riguarda i requisiti di accesso (lo ha anticipato anche la Ministra Calderone in una recente intervista). Che diventerebbero più larghi per estendere a più famiglie il diritto a godere di questa misura.
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Aumentare il limite di reddito familiare da cui partire per ricevere l’Assegno di Inclusione sarebbe una cosa giusta, perché in effetti, considerando la soglia ISEE che non deve eccedere i 9.360 euro, ciò che limita molto la fruizione del sussidio è il limite di reddito a 6.000 euro.
Che sale di poco con le scale di equivalenza basate sul numero dei componenti la famiglia. Molti gli esclusi dal sussidio per via di questo parametro. Ed alla luce del fatto che in base al reddito della famiglia l’Assegno di Inclusione integra lo stesso reddito, ecco che innalzare le soglie sarebbe utile.
Le ipotesi di innalzare l’Assegno di Inclusione non sono poche, anche se come sempre al momento non c’è nulla di sicuro.
Questo per non generare false aspettative nelle famiglie. però è anche vero che fissare ancora oggi a 6.000 euro il tetto di reddito da non superare non tiene conto dell’aumento del costo della vita e non è una cosa al passo coi tempi. Negli anni il valore reale di questi 6.000 euro è sceso se si guarda a cosa si può fare con questi soldi. E allora ecco che si potrebbe pensare di cambiare i requisiti, aumentando la soglia per estendere il beneficio della misura a più persone.
Ecco cosa potrebbe cambiare e perché
Il limite di reddito familiare da 6.000 euro fa riferimento al singolo. In pratica sono 500 euro al mese per 12 mesi. Che è anche l’importo massimo che possono prendere le famiglie monocomponente (i singoli) per la parte di integrazione al reddito della misura. Che ricordiamo è destinata solo a minorenni, over 60, invalidi, presi in carico dai servizi sociali o con carichi di cura. Una platea di fragili quindi.
Aumentare il requisito del reddito familiare però presuppone anche l’aumento dell’importo minimo da erogare. Perché se oggi un singolo con reddito zero prende 500 euro al mese, o con reddito da 200 euro prende 300 euro al mese a integrazione, l’importo minimo dovrebbe salire a 700 euro per portare intorno a 8.000/8.500 euro sia il limite reddituale che il minimo di importo da garantire.
A maggior ragione se si considera il fatto che anche meccanismo fiscali come la no tax area nel 2024 è pari a 8.500 euro per i redditi da pensione; e da lavoro dipendente e 5.500 euro per i redditi da lavoro autonomo. Significa che chi ha redditi fino a quelle soglie non è considerato ricco a tal punto da non essere assoggettato a tassazione. Allora perché non portare un sussidio a quelle cifre?
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Tra l’altro come si nota anche adesso che a molte famiglie è arrivata la carta dedicata a te, ovvero la carta acquisto o social card che dir si voglia da 500 euro una tantum. Un nuovo bonus che serve alle famiglie con ISEE sotto i 15.000 euro (quindi ben più alto della soglia di 9.360 euro per l’Assegno di Inclusione), per comprare beni alimentari di prima necessità, carburanti e abbonamenti per il trasporto pubblico.
Bene, questo bonus non è concesso ai titolari di Assegno di Inclusione, nemmeno a chi prende cifre ben al di sotto dei 500 euro. Una anomalia dal momento che il bonus lo prendono famiglie di lavoratori con figli che hanno redditi ed ISEE ben al di sopra di 6.000 o 9.360 euro al mese, mentre non viene dato a famiglie con figli solo perché non lavorano e prendono l’ADI.