I requisiti per la pensione devono essere meno rigidi. I rappresentanti dei lavoratori da tempo chiedono, nella riapertura del tavolo di discussione sulla riforma delle pensioni una misura di pensionamento flessibile a partire dai 62 anni di età. Secondo la logica delle richieste delle parti sociali, la flessibilità dovrebbe partire dai 62 anni, ma di penalizzazioni sembra che nessuno ne parli. Eppure l’unica strada percorribile è quella che porta a misure di pensionamento che abbiano insite nella loro struttura, delle penalità. D’altronde senza penalità una misura perderebbe di flessibilità diventando troppo appetibile. Infatti resta questo il nodo cruciale della situazione, con la quota 100 prima, la quota 102 dopo e al termine della nuova quota 103. Le proposte e le soluzioni a cui si lavora sono davvero molteplici e sicuramente quelle dei sindacati sono alquanto importanti perché saranno le carte che le parti sociali si giocheranno al tavolo della trattativa adesso che sarà il momento di avviare una vera riforma.
La quiescenza contributiva estesa a tutti i lavoratori, ecco la soluzione
Permettere a tutti, anche a chi non è un contributivo puro di andare in pensione con una misura che è una via di mezzo tra l’opzione Dini e la pensione anticipata contributiva. Questo è ciò che potrebbe accadere adesso. L’opzione Dini, detta anche opzione contributiva è una misura che permette l’accesso alla pensione sempre a 67 anni di età ma con 15 anni di contributi. Senza entrare nel merito della misura, che prevede il ricalcolo contributivo dell’assegno e una serie di requisiti specifici, l’ipotesi è di estendere la facoltà di uscita anticipata utilizzando l’opzione anche per chi ha iniziato a versare prima del 1° gennaio 1996. Naturalmente fissando sempre a 20 anni la soglia di uscita. Il lavoratore dovrebbe accettare un calcolo meno favorevole della pensione. Questo in virtù del fatto che anche i periodi di lavoro nel sistema retributivo devono essere calcolati con il penalizzante sistema contributivo.
Opzione contributiva dai 62 anni e la pensione diventa facile
La pensione anticipata contributiva permette l’uscita a 64 anni di età a condizione che il primo versamento di contributi sia successivo al 31 dicembre 1995. In pratica, una misura destinata ai contributivi puri. Ma si tratta di una misura destinata ad un ristretto numero di lavoratori. Dal momento che oltre al vincolo dell’anzianità di carriera e del primo versamento che deve essere successivo all’entrata in vigore della riforma Dini, occorre che il primo rateo di pensione sia pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale. Estendere la facoltà a tutti i lavoratori, anche a chi ha iniziato a lavorare in epoca retributiva. E poi il limite di imposto della pensione liquidata deve essere ridotta da 2,8 volte l’assegno sociale a 1,2 o 1,5 volte lo stesso assegno. Infine, l’età dovrebeb scendere da 64 a 62 anni.