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Pensione 2024 con quota 104, ecco cos’è l’alternativa a quota 103

Confermata quota 103 nella legge di Bilancio, ma a sorpresa per le pensioni ecco uscire anche la quota 104.

Mentre sembrava praticamente scontata la conferma di quota 103 nella nuova legge di Bilancio, ecco la sorpresa di un cambio di rotta per le pensioni. Nel 2024 si potrà ancora andare in pensione con quota 103, ma anche con quota 104. In pratica, al posto di una misura, ben 2. Dietro questa novità si nasconde la necessità di rendere più economiche per le casse dello Stato, queste misure. Ma dietro queste due misure si nasconde un nuovo meccanismo che i lavoratori dovranno andare a considerare. Le parole del Ministro di Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti, sono eloquenti nel far capire come il meccanismo funzionerà.

Pensione 2024 con quota 104, ecco cos’è l’alternativa a quota 103

Nel 2024 sarà il lavoratore a dover scegliere se andare in pensione subito con quota 103 o aspettare di arrivare a quota 104, con un anno di età in più. Sembra che la quota 103 con la sua pensione a 62 anni di età e 41 anni di contributi resterà fruibile. Ma rispetto a chi ha sfruttato oggi la misura (la quota 103 nel 2023, ndr), subirà pesanti tagli di assegno. Penalizzazioni non ancora chiare e quindi non quantificabili, ma crediamo che saranno pesanti visto che di fatto l’esecutivo vuole spingere verso la quota 104 i lavoratori. Perché insieme alla quota 103 ci sarà pure la quota 104, con la pensione a 63 anni di età e sempre con 41 anni di contributi.

Cosa perdono o guadagnano i lavoratori in base alla scelta effettuata

In pratica, il lavoratore che nel 2024 si troverà con 62 anni di età compiuti e 41 anni di contributi altrettanto completati, potrà scegliere tra due strade. Lasciare subito il lavoro, ma perdendo una, sicuramente cospicua, parte di pensione. Oppure dovrà aspettare i 63 anni di età, arrivando a quota 104 almeno, godendo della pensione spettante effettivamente. E nel frattempo, per quel periodo in più di lavoro, anche un incentivo che, come si legge sui maggiori quotidiani, dovrebbe restare il bonus contributivo (cd Bonus Maroni). In pratica chi deciderà di non subire tagli di assegno con quota 103, aspettando quota 104, oltre al vantaggio sull’assegno di pensione potrebbe godere pure di uno stipendio più alto come previsto dal bonus contributivo. Infatti il 9,12% di quota contributiva mensile a carico del lavoratore, diventerebbe stipendio, restando in b usta paga e generando quell’incremento di stipendio che dovrebbe spingere la maggior parte dei lavoratori a restare in servizio.